di MATTEO ANOBILE

Il diavolo vinse il suo 11° scudetto in quel di Como, l’anno successivo la sua prima partita da neo campione d’Europa fu nella terra lariana, forse per omaggiare Alessandro Manzoni che nella Sua Opera più celeberrima così scrisse sulla città comasca: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi..”  Più che una partita, per i rossoneri pareva prendere le sembianze di una gita, ma Sacchi dai suoi esigeva la massima professionalità a maggior ragione, con il  titolo europeo che scintillava sulla maglia.

Nel Como militava una giovane promessa, Marco Simone che da li a qualche mese sarebbe sbarcato a Milanello per contribuire a scrivere pagine di storia rossonera. Il Como segnò con Annoni, ma poi il Capitano (Franco Baresi) con un tirò da fuori ristabilì le distanze, essì proprio lui…che quattro giorni prima aveva alzato al cielo catalano la coppa dalle grandi orecchie. La partita terminò 1-1, dimostrando la serietà del Milan, nonostante il Como fosse in piena bagarre salvezza. A fine partita Angelo Colombo il biondo centrocampista, i cui polmoni rendevano più di un motore Diesel, rese omaggio ai tifosi rossoneri per l’esodo catalano e per l’attaccamento verso i colori rossoneri.

Nulla accade per caso, quello era un grande Milan, se nel 1988 e nel 1989 Como ha rappresentato una tappa cruciale per i festeggiamenti finali, ciò sta a significare quanto il Milan fosse degno di festeggiare in riva a quel lago tanto caro al Manzoni ecco quando si dice che tante volte fra calcio e poesia si crea un’assioma questo ne è un esempio lampante.

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