di STEFANO RAVAGLIA
Il Mino nazionale irrompe sulla Nazionale. Simile ormai più a un coccodrillo che nuota a pelo d’acqua più che a un procuratore, Raiola ha fornito un assist straordinario agli addetti ai lavori che debbono occupare il tempo prossimo, almeno sino alla venuta del sabato pasquale che riporterà il campionato in tipografia. L’agente poliglotta ormai sugli scudi quanto Messi o Ronaldo, non le ha mandate a dire al ct ad interim Di Biagio e alla sua neonata Nazionale che affiderà a breve a mani più esperte.
“L’Italia fa schifo, ha giocatori scarsi, perché non convocare Balotelli? Perché privarsi dei migliori se sono proprio coloro che dovrebbero stare in una Nazionale?” accusa il nostro. Che pare dare disposizioni anche su chi dovrebbe prendere in mano la faccenda: “Cerchiamo di portare i Costacurta e i Marco Branca che possono contraddire il Ct. Abbiamo dato in mano la squadra a Ventura e Di Biagio, cosa dovremmo aspettarci?”. Calma, calma, Mino. Andiamo con ordine. Non ci pare che la Nazionale abbia giocatori scarsi. Spinazzola della favola Atalanta, Insigne e Jorginho certezze del bel Napoli, Bonucci che, seppur talvolta zoppicante, è una certezza, Immobile che parla a suon di gol, l’emergente linea verde del Milan con Calabria e Cutrone, e potremmo andare avanti ancora, pur tenendo fede alla desolazione della mancata qualificazione al Mondiale russo.
Stringendo, oltre alle magagne struturali del sistema, mancano i Baggio e i Baresi di una volta, ossia non ci sono santoni di esperienza che possono trascinare un’età media così bassa a imprese internazionali, e per ottenere ciò servirà ancora tempo. Di certo occorre una guida tecnica forte, ma siamo certi che Marco Branca, bravo sin quando era Oriali muovere i fili all’Inter e oggettivamente indifendibile nel quadrienno 2010-2014 come dirigente dei nerazzurri (di lui Che ti disse: “Uno che non ho mai capito come potesse lavorare nel calcio”) e Costacurta, allenatore del Mantova per pochi giorni prima di capire che non era cosa e per il resto commentatore tv, abbiano appresso il bagaglio necessario? Uomini di esperienza, certo, che sono stati nel calcio e possono dare il loro contributo. Ma incognite. Lo stallo del calcio italiano sta più in profondità: nella struttura di un campionato ormai obsoleto se tenuto a 20 squadre, nella lentezza di veder realizzate nuove strutture, nel corso per allenatori di Coverciano ridotto a 32 giorni, nell’incapacità di privilegiare la tecnica prima e la tattica dopo.
E poi Donnarumma e Balotelli. Uno attuale rossonero, l’altro ex, entrambi “dipendenti” di Raiola. Può una tale ingerenza sulle scelte di un tecnico essere concessa? Non crediamo. Ecco che dunque la mossa del Mino pare più un “vota Antonio” a beneficio dei suoi rappresentati, più che una reale espressione di pensiero. Le scelte, da che mondo è mondo, le fa l’allenatore, specie se si tratta di un paio di amichevoli che altro non sono che due esibizioni utili solo a piantare le fondamenta di un edificio che avrà bisogno di tempo per essere completato. E quella chiosa su Donnarumma (“Mi auguro sia Reina il prossimo portiere della”), ecco il punto per noi rossoneri, che il nostro pare avere ormai malcelata necessità di piazzare altrove, in una tattica già utilizzata con Ibrahimovic e Pogba in passato. In un contesto in cui i procuratori contano quasi più delle società, ostaggio di pretese e diktat cervellotici, a questo proposito resta però una domanda: il “cattivone” Raiola, era tale anche quando quel Balotelli lo portava a Milanello? O ancor prima quando imbarcò Zlatan Ibrahimovic su un aereo diretto da Barcellona a Milano? Fa il suo interesse, c’è forse un sistema che lo permette (lo stesso che per esempio permise a Manenti di comprare il Parma a 1 euro, pur con i dovuti distinguo), e questa dev’essere la prima questione sul tavolo. Se il lupo continua a fare il lupo, è forse perché i cacciatori sono ancora lontani dal bosco.