Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’ex centrale rossonero ricorda il proprio passato milanista e confida in un riscatto odierno col serbo al comando

Ve lo ricordate? Roque Junior, centrale brasiliano al Milan in forza dal 2000 al 2004, usato quasi sempre come rincalzo ma capace di ritagliarsi il proprio spazio di gloria vincendo la bellezza di una Champions League ed una Coppa Italia nel proprio periodo in maglia rossonera, oltre alla Coppa del Mondo 2002 ed alla Confederations Cup 2005 con la maglia della Seleçao. Un protagonista minore di quel grande Milan, quindi, ma ancora ricordato con affetto da tutti i tifosi rossoneri. Già direttore sportivo del Paranà ed ex allenatore dei paulisti del XV de Piracicaba, ora l’ex roccioso difensore milanista è in cerca di una nuova avventura. In un intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’, l’ex difensore ripercorre la propria carriera in rossonero e da la sua visione del momento di crisi attuale che stanno vivendo il calcio italiano ed il calcio brasiliano

ERA UN GRANDE MILAN – Impossibile non ripercorrere con la mente le grandi annate in maglia rossonera, di cui Roque Junior ne parla con entusiasmo esaltando la straordinaria forza di quel gruppo: “Il mio Milan non era una squadra, era una Nazionale. Uno come Morfeo con noi giocava poco, ma in Brasile sarebbe arrivato nel giro della Selecao. E poi c’erano regole che rispettavano sia i vecchi che i leader come Rui Costa, Bierhoff o Leonardo. Per i giovani era più facile crescere, per non parlare della carica che ci dava Berlusconi“. Ci si concentra poi sul Milan attuale, in difficoltà ma ora in cerca del riscatto. Junior approva le scelte di Mihajlovic e Bacca: “La crisi economica del Milan ha influito, così come forse la poca esperienza di Seedorf e Inzaghi. Nel calcio occorre fare un percorso e quindi penso che Mihajlovic ora sia la scelta giusta. Il Milan ha ancora fascino e l’acquisto di Bacca può fare bene, anche se Siviglia è una realtà diversa”. Infine, ecco un elogio ad Alberto Zaccheroni, suo primo allenatore milanista e considerato come un grande maestro: “Escludendo Scolari, con cui sono stato 4 anni al Palmeiras, ho apprezzato tanto Zaccheroni, che mi ha insegnato a difendere di reparto e non alla brasiliana, cioè uno contro uno. Lui giocava con una vera difesa a tre, non a 5 come quelle che noto in Italia. Se Conte lasciasse la Nazionale, lo vedrei bene come c.t.”.

Enrico Cunego

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