di STEFANO RAVAGLIA
Donne, spot pubblicitari, madri in visibilio. Negli anni Novanta che avevano ancora qualcosa di sobrio, sia nel calcio che fuori, Alessandro Costacurta era un po’ l’idolo del genere femminile. Come tanti altri calciatori di oggi, del resto. Eppure mai Venere riuscì a distrarre il nostro dal ligio dovere del campo. Che assaggiò per la prima volta in rossonero il 25 ottobre del 1987, non un giorno qualsiasi. Il Milan impegnato a Verona, è circondato dai mugugni. Sacchi vuole impartire un calcio nuovo e non trova consenso, così la trasferta scaligera è già da dentro o fuori. Testone di Virdis al minuto quarantuno, e gol decisivo per l’1-0 finale. Costacurta subentra a Donadoni a due minuti dalla fine, quanto basta per poter esordire al “Bentegodi” come fece un suo amico e collega, un certo Franco Baresi, nove anni prima.
Alessandro Costacurta da Orago, Varese, oggi comie 52 anni, ed era già in prima squadra con Liedholm, nel 1985/86, e con lui c’era già Paolo Maldini, “il figlio di Cesare”, etichetta che si toglierà ben presto di dosso a suon di miracoli in campo. La prima, vera stagione di Billy è quella di Barcellona però: nel 1988/89 mette insieme 26 presenze e si fa spazio tra gli altri “evangelisti” tra cui, oltre ai due già citati, annoveriamo Filippo Galli e Mauro Tassotti. Ha costituito con loro una prima linea inossidabile che è divenuta quasi una filastrocca ed è stato uno dei pochi calciatori a porsi in un modo che quasi non lo faceva sembrare un calciatore: con stile, garbo ed eleganza, Costacurta indossava allo stesso modo i pantaloncini e l’abito da sera. Nel 1994 perde la testa e viene espulso in semifinale contro il Monaco, saltando la finalissima di Atene, ma la sua assenza non pregiudicherà la vittoria stellare del Milan di Capello. Celebri i suoi battibecchi con Mancini in campo e il grande rispetto riservato invece per il rivale Bergomi nei derby.
Nel 1999 fa da scudiero a Zaccheroni così come tutta la vecchia guardia che proprio Capello, dodici mesi prima, aveva dato come finita e che invece porta a casa il tricolore numero sedici. Di Costacurta si ricordano soprattutto le pagine dorate ma anche quella buca a Yokohama che gli fece fallire il tiro dal dischetto contro il Boca Juniors nella finale Intercontinentale del 2003. Troppo poco per eclissare ventidue anni leggendari, chiusi nel maggio del 2007 a San Siro con un gol su calcio di rigore all’Udinese: chi scrive era presente e tutto San Siro spingeva perché a battere fosse lui. Tre giorni dopo ad Atene, il settimo sigillo del Milan in Champions League. Ma lui non c’era, aveva già fatto spazio alle nuove leve e a un Milan diverso da quello in cui aveva esordito ma tremendamente vincente allo stesso modo. A lui oggi, almeno temporaneamente, è riservato il compito arduo di iniziare il rilancio del calcio italiano. Comunque vada, sarà un successo, come tutta la tua carriera, Billy. Bello e vincente.