di STEFANO RAVAGLIA
L’anno dopo, il 5-0 arrivò sul serio: nientemeno che al Real Madrid in Coppa dei Campioni. Ma il 2-0 del 24 aprile 1988 nel derby della Madonnina numero 212, è restato tale solo perché nell’Inter, tra i pali, quel giorno c’era San Walter Zenga. Che fu bombardato sin dal primo minuto dall’armata sacchiana che stava avviandosi a vincere l’undicesimo titolo, dopo nove anni di guai e una rimonta sensazionale sul Napoli di Maradona. Reduce dalla vittoria dell’Olimpico di Roma contro i giallorossi, il Milan schiera un Virdis in forma smagliante. E’ andato a segno sette giorni prima e affianca Gullit in avanti nella stracittadina.
Milan-Inter di quel pomeriggio è ricordato come uno dei derby più a senso unico dell’intero romanzo calcistico milanese. I rossoneri pressano, ricamano e sfiniscono l’avversario quasi subito, toreandolo, per usare un termine breriano, senza concedergli via di scampo. Il gol dell’1-0, nel primo tempo, lo segna proprio Gullit: ricevuto un tocco corto da Evani, il nostro spara un terrificante sinistro sotto la traversa che pare quasi abbatte la porta.
Sacchi, impeccabile nel suo impermeabile color panna, si abbandona questa volta a una esultanza smodata. La dinamica della seconda rete dà l’idea di quanto il Milan proponesse una filosofia nuova tramite giocatori intelligenti e forti, che ci avevano messo un po’ a interpretare la dottrina sacchiana, ma in quei giorni ci riuscivano a meraviglia. Passarella, difensore centrale dei nerazzurri, viene pressato dall’uomo sardo, che gli sottrae palla opponendosi a un suo tentativo di rilancio, e porta i suoi baffoni in prossimità dell’estremo numero uno nerazzurro che questa volta non può far nulla per evitare il ko. Saltato elegantemente, Zenga non può far altro che vedere il pallone depositarsi in rete.
Il Milan raddoppia ma è un 2-0 che gli va strettissimo. Potevano essere cinque o anche di più le reti. Proprio Zenga al termine dell’incontro dirà “mi dispiace per i tifosi, sono il primo a essere deluso”. Anche l’avvocato Prisco, solitamente goliardico guascone, non ha parole.
Sette giorni dopo, al San Paolo, il Milan certificherà la sua superiorità scavalcando il Napoli dopo la vittoria per 3-2 nello scontro diretto. Oggi sono passati trent’anni. A volte, un 2-0 può essere molto bugiardo. Come quel pomeriggio meneghino in cui 76.000 rossoneri videro la loro squadra consacrarsi sull’altare del pallone.
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