di STEFANO RAVAGLIA

 

L’attuale tecnico del Milan lo ha detto più volte. “Non ho dormito per quindici giorni”. Ai sette di spazio tra le due partite, bisogna aggiungerne altri sette precedenti. Milan-Inter del maggio 2003 è il primo doppio euro-derby della storia. La Champions League ha tre italiane in semifinale: oltre alle milanesi, anche la Juventus. Non ci sono precedenti sia a livello sportivo che a livello di tensione: a Milano non si parla d’altro. In palio c’è la finalissima a Manchester, Old Trafford, probabilmente contro i bianconeri.

Il 13 maggio a San Siro, la partita di ritorno. L’andata, sei giorni prima, l’aveva vinta proprio la tensione: nessuna voglia di rischiare e l’intento di giocare sui 180 minuti. Due squadre guardinghe che scelsero di non farsi male. Questa volta invece, qualcosa dovrà saltar fuori: eppure la tensione continua ad avere il sopravvento. Sin quando, verso la fine della prima frazione, il piede di Seedorf pennella un lancio per Sua Maestà Shevchenko: l’ucraino, non si sa come, addomestica e resiste all’assalto di Cordoba. Da terra, sull’uscita di Toldo, riesce a far impennare la sfera che si insacca sotto la traversa rompendo tre tempi di equilibrio.

Il Milan va a riposto sull’uno a zero tutt’altro che tranquillo. La posta in gioco è sempre altissima. In porta non c’è Dida ma il buon Abbiati. Che a pochi minuti dal termine, le busca: due uomini espertissimi, Maldini e Costacurta, pasticciano. Il secondo rilancia svirgolando, il primo si fa rimbalzare il pallone sulla schiena. Si infila Martins, sì, Oba-oba, ricordate? E fa 1-1. Sono sette minuti più recupero da ricovero ospedaliero: il Milan gioca in trasferta e quella macchia rossa lassù in curva Sud, è cinta d’assedio, come la squadra in campo. Proprio Abbiati, quando Kallon pare abbia la palla giusta, respinge in uscita la possibile beffa. Sull’angolo successivo non c’è più tempo: Abbiati schizza di corsa sotto quella curva così come tutti i suoi compagni. A Gattuso servirà del ghiaccio nelle parti intime: quello fu Inter-Milan del 13 maggio 2003. Quando la tensione fece a fettine tutto, ma non un altro grande Milan europeo.

 

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