Cinquantanove anni fa, la certezza del settimo scudetto grazie a un 7-0 ai friulani a San Siro
di STEFANO RAVAGLIA
Quei favolosi anni Cinquanta. Alle porte c’erano i favolosi Sessanta, ma anche il decennio precedente per il Milan fu proficuo a livello sportivo. Solo i nostri nonni oggi, in qualche caso, possono raccontarci di Schiaffino, Liedholm, Gren, Nordhal, Lorenzo Buffon o il primo Maldini della dinastia, capitan Cesare che esordì nel 1954 e nove anni dopo alzò la prima Coppa dei Campioni di una squadra italiana. Il decennio finisce col botto: il 2 giugno 1959, proprio cinquantanove anni fa, a San Siro va in scena una festa paragonabile al 7-1 alla Cremonese del 1996 o al 4-0 al Verona del 1992. Insomma, il Milan, quando l’impianto di casa si veste a festa, la fa grossa.
Luigi Bonizzoni è l’allenatore, Gipo Viani direttore tecnico: è l’anno in cui sbarca a Milano un brasiliano di nome José Altafini, detto “Mazzola”, che segnerà un’epoca rossonera prima di giocare anche con Juventus e Napoli. Compone un attacco formidabile: con Galli, Danova e Grillo, i gol totali saranno 84, secondo miglior attacco dopo la Fiorentina. E il Milan, quell’anno, senza coppe europee dopo la finalissima di Coppa Campioni persa l’anno precedente contro il Real Madrid a Bruxelles, arriva proprio davanti ai viola, che con il Real avevano perso la finale nel 1957.
Tutt’altro che agevole però quel torneo: il campionato, a diciotto squadre, arriva alle ultime due giornate con i rossoneri a 49 e la Fiorentina a 46. I toscani sono impegnati a Roma, il Milan deve ospitare l’Udinese, augurandosi un passo valso della diretta concorrente. Che puntualmente arriva: finisce 1-1 all’Olimpico mentre a San Siro è una passerella senza affanni: 7-0, con la doppietta di Gren, la tripletta di Carlo Galli e altri gol di Danova e Fontana. Il Milan in quel torneo perde solo due volte: a Vicenza, 2-0, e nel derby di ritorno per 1-0. Da incorniciare è la partita a Torino contro la Juventus del 16 novembre 1958: una rocambolesca vittoria per 5-4, con la folla che addirittura staziona a bordo campo e dietro la porta, tanta è l’affluenza al “Comunale” di Torino. Di quel campionato facevano parte anche la Triestina, la Spal (che bloccò il Milan con due pareggi) e l’Alessandria. Proprio dai grigi sta per arrivare, dopo quel settimo scudetto, un ragazzino che cambierà la storia dei rossoneri nei due decenni successivi, e dell’intero calcio italiano: si chiamava Gianni Rivera.