L’8 giugno 1990 prendevano il via a San Siro i campionati del Mondo con Argentina-Camerun

di STEFANO RAVAGLIA

 

C’era un tempo in cui il calcio italiano non poteva proprio andare più su di così. Nel maggio 1990, aveva fatto razzia di tutte le coppe europee per club: Coppa dei Campioni al Milan, Coppa Uefa alla Juventus, Coppa delle Coppe alla Sampdoria. Il Belpaese si presentava ai nastri di partenza del “suo” Mondiale, nel migliore dei modi. Paese benestante, Nazionale favorita: gli auspici non potevano essere più positivi. Per molti, Italia 90, Mondiale che veniva inaugurato ufficialmente l’8 giugno di ventotto anni fa, è stato il punto più alto del calcio nazionale. Il dominio continentale per i club italiani era comunque solo all’inizio: sino al 1999 compreso, oltre alle Coppe dei Campioni conquistate ancora dal Milan e dalla Juventus con finalista anche la Sampdoria nel 1992, la Coppa Uefa fu ininterrottamente un affare solo italico.

Quell’estate, quella di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato con le loro “Notti magiche” che furono anche quelle di Totò Schillaci, il gotha del calcio mondiale varcò i confini azzurri. Due i blocchi rossoneri presenti in larga maggioranza. E in quali nazionali? Naturalmente Olanda e Italia. Gli “orange”, guidati da Leo Beenhakker in panchina, schieravano l’artiglieria pesante made in Milano, ossia Gullit, Rijkaard e Van Basten. Campioni d’Europa in carica, dopo aver vinto l’Europeo di due anni prima in Germania, la compagine arancione si fermò agli ottavi di finale: dopo tre pareggi nel girone (1-1 con Irlanda ed Egitto e 0-0 con l’Inghilterra) comunque sufficienti al risicato passaggio del turno, fu proprio la Germania degli interisti Brehme e Matthaus a sconfiggere gli olandesi in una sorta di derby. Proprio a San Siro, finì 2-1 per i teutonici, con gli interisti schierati in curva Nord e i milanisti in Sud. Frank Rijkaard si lasciò andare a un comportamento sopra le righe sputando addosso al tedesco Voeller.

Dell’Italia, si sa praticamente tutto: Ancelotti, Baresi, Maldini e Donadoni volarono sino in semifinale, dove quest’ultimo sbagliò il rigore decisivo contro l’Argentina. Ma l’8 giugno 1990 a San Siro, fu un’altra la partita inaugurale: il camerunense Omam-Biyik, 6 partite anche nella Sampdoria qualche anno dopo, svettò più in alto di tutti e batté il portiere argentino Pumpido non esente da colpe. Il Camerun aveva fatto il colpaccio, battendo i campioni del mondo in carica. Un Mondiale dunque avaro di successi per i rossoneri coinvolti, che venivano da un biennio di dominio europeo sia con il Milan che con la Nazionale nel caso degli olandesi.  Il mondo però, non la pensava allo stesso modo.

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