Il Samurai rossonero con il numero 10
di Matteo Anobile
In casa rossonera il numero 10 è sempre stato sinonimo di classe e arte nell’interpretazione del gioco del calcio. Basti pensare a Rivera, Gullit e Savicevic, giusto per citarne tre, mi scusino gli esclusi. Mai un giapponese aveva giocato al Milan e tantomeno aveva mai indossato la maglia rossonera. Il 12 gennaio 2014, in Sassuolo-Milan, Keiske Honda è diventato il primo giapponese con la maglia numero 10, sconfessando così un dogma.
Zaccheroni che lo ha avuto nelle sue fila durante la sua esperienza con la nazionale nipponica disse di lui: “Non è mai banale quando parla, ed è un professionista molto serio!”. Tutto confermato, il samurai si è sempre distinto per impegno e serietà, nonostane parecchie esclusioni, mai una lamentela. Mancino di piede, al Milan ha giocato sia esterno, sia dietro le punte, con Mihaijlovic è stato anche ala destra nel 4-4-2. Dimostrandosi anche versatile, i suoi piedi hanno sciolinato anche classe in alcuni frangenti. Giocava sempre a testa alta, dismostrando rapidità sulla fascia di competenza. Molto abile a calciare le punizioni con il suo sinistro a giro, come nella sua ultima apparizione a San Siro contro il Bologna, quando realizzò il gol del 3-0.
La società all’ultima partita di campionato della stagione 16/17, come ringraziamento per la sua serietà, gli ha conferito i gradi di capitano in Cagliari-Milan. Con la casacca del diavolo ha giocato 92 partite e 11 reti, vincendo anche una Supercoppa Italiana a Doah nel 2016 contro la Juve.