Lo dicono i numeri…e il confronto di coppa Italia

di Matteo Anobile

Fino ai tempi delle scuole elementari ci hanno insegnato che la matematica non è un opinione, in quanto si tratta di una scienza esatta. I numeri dicono sempre la verita: essa dice che l’Inter ha totalizzato 72 punti, invece il Milan 64. Arrivando quarta e conquistandosi l’approdo alla Champione, invece il diavolo sesto e se la Uefa lo vorrà sarà Europa League. Ma c’è un’altra verità seminascosta che è inziata da domenica 3 dicembre 2017, nel terribile pareggio 2-2, di Benevento,ovvero la prima panchina di Gattuso da allenatore rossonero. Il prologo non è stato positivo, gol subito dal portiere al 93′ E primo punto regalato ai campani. Le sconfitte, contro Verona e Atalanta, sembrava fossero l’inizio di una discesa verso gli inferi.

Ma dal 27 dicembre 2017, Gattuso ha trasformato il diavolo, rispolverando un Calabria in versione monstre, riportando Bonucci ai suoi standard, Biglia in una condizione dignitosa e un Chalanoglu: da anonimo a indispensabile. Tutto ebbe inizio in un derby di Coppa Italia vinto 1-0 ai supplementari contro l’Inter di Spalletti.

Dopo il tremendo pareggio di Benevento l’Inter era capolista, aveva 36 punti mentre il Milan era attardato di 17 punti, una distanza che sembrava dovesse aumentare. Invece dopo il fatidico, 27 dicembre cambiò tutto, i nerazzurri persero le certezze precedentemente acquisite e i rossoneri presero convinzione dei loro mezzi. A cavallo fra gennaio e marzo il Milan vinse sette partite su nove, pareggiandone due. L’Inter ne pareggiò sei, ne perse una e ne vinse solamente due, rovesciando tutto.

Anche se alla fine conta la classifica finale, facendo una sfida Gattuso-Spalletti, il neo tecnico rossonero, nelle 24 sfide, ha totalizzato 44 punti, contro i 36 del tecnico di Certaldo.

Da ciò si evince come in alcuni frangenti, le critiche all’ex centrocampista del Milan siano state immeritate, considerando che per lui quest’anno fosse una stagione di apprendistato. Ha ridato un carattere e un’identità a una squadra morta, facendo capire cosa volesse dire giocare con questi colori addosso.

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