Chi si schiera con la nuova proprietà, chi vorrebbe ancora Berlusconi. Utile? No, controproducente

di STEFANO RAVAGLIA

 

Lo insegna anche la storia stessa del pallone: restare uniti per perseguire l’obbiettivo. E allo studente Milan, oggi, nel giorno della interrogazione al cospetto della Uefa, serve che tutta la famiglia gli si stringa intorno. E se si parla di famiglia, c’è solo un grande esercito a guardia dei colori rossoneri: i tifosi. Che però, da quando è iniziata la romanzesco vicenda del passaggio di proprietà e di tutto quanto è avvenuto e sta avvenendo, non sempre si sono dimostrati capaci di remare nella stessa direzione. Caino e Abele, fratelli coltelli e chi più ne ha più ne metta: sovente, pare che lo sport più praticato dal milanismo sia quello di scornarsi a vicenda. Italianità e bellezza del sistema, da un lato, controproducente e inutile dall’altro. Abbiamo sempre bisogno di un nemico e spesso lo troviamo nei nostri simili. Perché? Gli schieramenti sono presto detti: chi è pro cinesi e chi rimpiange la vecchia dirigenza.

Cosi, se è vero che quello che viene fatto nel passato echeggia nell’eternità, ogniqualvolta i cinesi fanno un apparente passo falso, ecco che salgono alla ribalta quelli del “si stava meglio quando si stava peggio”. Di contro, coloro che non vedevano l’ora di liberarsi del fardello berlusconiani, pur con tutto il gusto dei trionfi andati, si sono esaltati per l’ultimo calciomercato (dai risultati però contraddittori alla luce della stagione appena conclusa) e spera che arrivi questa benedetta stabilità, sottolineando comunque come tutti gli impegni economici presi da Li siano stati rispettati.

Che brutto, popolo rossonero. Unito anche dopo la B, dopo Istanbul e in mille altre occasioni. Una faida interna a colpi di parole è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno: occorre analizzare con lucidità e obbiettività la questione, senza prendere posizione, se non l’unica possibile: il bene del Milan. Se mi è consentito sbilanciarmi, comunque, lasciamo perdere il passato: il Milan, menomato dai tanti campioni, dalle bandiere che se ne vanno (Galli) e pure del suo mensile ufficiale che va in pensione, attraversa un cambiamento quasi epocale che ha bisogno di tempo per realizzarsi, ma necessario.

Piuttosto, il punto sarà trovare la continuità e la certezza di poter sviluppare un progetto chiaro che possa dare garanzie. Ma voltarsi indietro e affidarsi a chi negli ultimi anni ha dimostrato coi fatti di non poter far fronte a un impegno serio e concreto, non é francamente una pista possibile. In una Italia caciaroba dove bene o male, l’importante è che se ne parli, non contrapponiamo il nostro animo in stupidi giudizi di partito. Aspettiamo e vediamo. Di pazienza d’altronde ne abbiamo già avuta tanta. Ormai dovremmo essere allenati quasi quanto coloro che scendono in campo.

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