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ESCLUSIVA MC24 / Carola Rosato: “Mio papà un grande uomo. Mi manca moltissimo un suo abbraccio”

Il 20 giugno del 2010 ci lasciava un grandissimo ex rossonero come Roberto Rosato. Abbiamo raggiunto la figlia Carola che ne traccia un tenero ricordo

di STEFANO RAVAGLIA

 

Parlare con Carola è sempre uno spasso. Una donna tenace e forte, dolce e sensibile, con la quale è impossibile non avere una chiacchierata vivace e dirompente. Non c’è un giorno che non pensi a papà Roberto, un rossonero che non ha bisogno di presentazioni. La filastrocca iniziava così: “Cudicini, Anquilletti, Schnellinger…”, e poi lui, Roberto Rosato da Chieri. Nato lo stesso giorno (proprio lo stesso!) di un certo Gianni Rivera: 18 agosto 1943. E scomparso il 20 giugno di otto anni fa, lasciando un vuoto incolmabile. Raggiungiamo Carola al telefono e appena si nomina papà, il suo cuore si apre, insieme allo scrigno dei ricordi ricordi. “E’ stata veramente dura senza di lui. Ricordo bene quei giorni di otto anni fa, non ero in me da quanto dolore provai. E’ stato un padre meraviglioso e generoso. Mi manca tantissimo non poterlo abbracciare. Alla domenica, quando giocava, un po’ ci mancava, ma non è mai stato un padre assente. Quando ha smesso di giocare ce lo siamo goduti di più”. Proviamo ad azzardare un paragone con qualche difensore di oggi. Ma conveniamo che è impossibile. E Carola ci racconta un aneddoto a tal proposito: “Un suo caro amico, che gli rimase vicino sino all’ultimo, disse: quando hanno fatto Roberto, era inutile conservare lo stampo. Non sarebbe mai venuto più nessuno come lui”.

C’è qualcuno che però ha cercato di rimpiazzare, seppur sia impossibile, la tenerezza del papà. Racconta ancora Carola: “Il giorno del mio compleanno, il 24 marzo, nemmeno mi diceva ‘buongiorno’, ma si buttava direttamente su di me riempiendomi di auguri. Oggi, ogni 24 marzo, sin dal primo anno successivo alla sua scomparsa, Giovanni Lodetti fa lo stesso: erano compagni di camera e grandi amici anche fuori dal campo. Mi telefona sempre, e mi fa gli auguri con lo stesso calore di papà. Così almeno ha dato continuità alla cosa. Lui, Schnellinger, con il quale eravamo anche vicini di casa, e Cudicini, suoi ex compagni nel Milan, mi hanno sempre dimostrato vicinanza”. Il calcio di oggi non partorisce più grandi uomini. Forse grandi giocatori sì, ma di certo non con lo spessore di Rosato. Eppure lui se ne meravigliava: “Quando gli parlavano dei suoi successi, lui quasi era stranito. E’ quella la vera qualità dei grandi: non si è mai creduto chissà chi. Ha sempre detto: ho sempre pensato di essere un uomo, prima che un calciatore”

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