Closing, bonifici, rifinanziamenti, settlement agreement e Uefa: agonia senza fine. Serve una svolta

 

di STEFANO RAVAGLIA

 

Se la Juventus è stata in grado di vincere 7 scudetti, i tifosi del Milan, nei prossimi anni, ne meriterebbero almeno dieci. Il tardo pomeriggio di venerdì ha sancito un altro scossone al più corposo romanzo mai scritto: quello degli ultimi 24 mesi di gestione dei rossoneri. Yongong Li non ha versato i 32 milioni previsti, e cinque minuti dopo (se non in contemporanea) si è fatto subito il nome di un proprietario americano che non è il temporaneo Elliott, ma qualcuno che erediterà la breve esperienza orientale dei rossoneri nelle mani del mai del tutto trasparente imprenditore cinese. Segno che, sotto traccia, si muoveva già qualcosa da tempo. Nei quattordici mesi di reggenza cinese, soltanto Fassone e Mirabelli sono stati mandati in avanscoperta a metterci la faccia. Yongong Li ha parlato tre volte: per dire “torneremo in cima al mondo”, per recriminare la solidità del suo patrimonio e per sperare nella conquista della Coppa Italia lo scorso 9 maggio. Tre cose del tutto opinabili se non mai verificatesi: il Milan gli sta già scivolando di mano, se a brevissimo si chiuderà con gli americani che da oltreoceano vogliono prendersi il Milan.

E qui si apre un altro punto: Thomas Riccketts, proprietario dei Chicago Cubs, squadra di baseball che ha vinto le World Series (lo “scudetto”) nel 2016 per la prima volta dopo 108 anni e che gioca le sue partite alle 14.20 per non disturbare di sera il vicinato, pare non essere l’unico in lizza per la successione. Goldman Sachs sta sondando il terreno (o magari ha già trovato chi cerca) per un nuovo nome. Chiunque sia, se il Milan passerà in mani americane bisognerà fare i conti con una strategia completamente diversa. Negli Usa, si sa, conta lo show e l’aspetto manageriale, ma occorre fare attenzione: ci sono principalmente tre paesi, Italia, Inghilterra e Brasile, dove il calcio è una cosa seria. Nonostante il Mondiale del 1994 a stelle e strisce e nuovamente quello del 2026 che finirà alla triade Usa-Canada-Messico, il football ha già fatto passi da gigante per gli standard statunitensi. I tifosi del Milan, così come tutti quelli che hanno a cuore le sorti della propria squadra, pretendono quella chiarezza ancora lontana da venire. Pretendono soluzioni, investimenti a lungo termine e magari qualche ex bandiera in società.

E a questo proposito torna d’attualità il nome di Maldini, ma la posizione dell’ex capitano del Milan è chiara: progetto serio e ruolo di primo piano, o nulla. Così come nei casi di Saputo a Bologna e di Pallotta a Roma, il popolo vuole la costruzione di una squadra competitiva. Staremo a vedere, ma resta la grande amarezza per questo balletto societario nauseante, da Mister Bee (mica ve ne siete dimenticati, no?) alle vicende di ieri pomeriggio. Il prossimo 9 luglio, quando se ne saprà molto di più di tutto questo, in Cina ricorre Sant’Agostino Zhao Rong, un martire cinese predicatore di fede, arrestato e torturato in quanto cristiano. E in fondo, un po’ martiri, lo sono anche i tifosi rossoneri di oggi.

 

 

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