Il “Mundialito” mette di fronte, i club vincitori della Coppa Intercontinentale. Un evento ad-hoc per la neonata Canale 5 di Silvio Berlusconi. Quattro edizioni, ma in realtà furono tre
di STEFANO RAVAGLIA
Giugno, significa tante cose nel calcio, a seconda delle annate. Play-off o pausa totale dal pallone, calciomercato oppure Mondiali, come sta accadendo ora. Ma c’era un tempo in cui l’astinenza di pallone veniva colmata grazie a un cavaliere. Silvio Berlusconi, per la sua neonata rete televisiva Canale 5, che aveva già ottenuto i diritti per la Copa de Oro sudamericana, nel 1981 decide di far tornare Milano il centro del mondo e rinverdire i fasti di una città lontana dall’élite calcistica da diverso tempo. L’Inter, nel 1980 era tornata a vincere lo scudetto dopo nove anni di digiuno. Ben peggio era messo il Milan: finito terzo, era retrocesso per via del calcioscommesse e appena ritornato in A sotto la guida di Giacomini. Il Mundialito per clubs vide la luce nel giugno del 1981 a San Siro e fu una competizione a inviti. Requisito? Aver vinto almeno una volta l’Intercontinentale.
Prima edizione. Penarol, Santos, Milan, Inter e Feyenoord. E proprio con gli olandesi esordisce il Milan il 14 giugno: 0-0. Non ci sarebbe molto da segnalare, se non la presenza di un giocatore qualsiasi nella formazione milanista: Johan Crujiff. Il maestro olandese disputa 45 impalpabili minuti a fine carriera. Viene ricordato più per la foto che lo ritrae accanto a Rivera, che per la sua prestazione. Il Mundialito è una sorta di mini campionato: vince chi fa più punti in tutti gli scontri. Il Milan perde anche col Santos 2-1, batte i gialloneri del Penarol per 1-0 e alla fine vince l’Inter di Bersellini: nel derby, decisivo, i nerazzurri vincono 3-1. Ma nel Milan sono già in campo Tassotti e Baresi con stoffa da veterani. L’edizione del 1981, la prima, segna la fine del monopolio della Rai sul tema calcio: Canale 5 si aggiudicherà anche i diritti per la trasmissione delle gare casalinghe delle squadre italiani nella seguente stagione di coppe europee. Il 28 giugno, giorno del derby, Beppe Viola parla di una “domenica senza calcio”. Il dualismo Rai-Fininvest è appena iniziato.
Seconda edizione. Penarol, Milan, Inter, Flamengo e pure la Juventus. Che non ha ancora vinto la Coppa Intercontinentale, ma per eccezione e prestigio viene invitata. E vince: pareggia col Penarol e batte Inter e Flamengo. E col Milan? Acciuffa il 2-2 a tre minuti dalla fine con Paolo Rossi, dopo che Cuoghi e Serena avevano ribaltato il vantaggio iniziale di Platini. E proprio Aldo Serena sarà protagonista in grande di quel torneo: segnerà anche nell’1-1 col Flamengo e soprattutto una doppietta decisiva il 2 luglio, nel 2-1 all’Inter che non serve ai fini della classifica ma riporta uno spiraglio di sorriso nei mesti cuori dei milanisti, di nuovo ritornati in serie A quell’anno, dopo una retrocessione stavolta ottenuta sul campo.
Terza edizione. Nel 1985 non si gioca. Troppo grande lo sgomento per la strage dell’Heysel e l’incombenza dei turni di Coppa Italia. Si recupera nel 1987: siamo all’alba del grande Milan che sarà. Stravolte le compagini: arrivano Porto, Paris Saint-Germain e Barcellona, oltre all’Inter. L’ultima edizione del torneo premia il Milan: con tre vittorie su quattro e 7 punti, i rossoneri conquistano il trofeo. In panchina Capello, che ha concluso la stagione 1986-87 sostituendo l’esonerato Liedholm. Il Milan non solo vince ma non becca nemmeno una rete: 2-0 al Porto, 1-0 al PSG con rete di Massaro e dopo lo 0-0 nel derby il rigore decisivo di Virdis che piega il Barcellona. Coi portoghesi va a segno Claudio Borghi: argentino di grande talento e pupillo di Berlusconi, che nel frattempo ha preso il timone proprio del Milan, dovrà scontrarsi con l’intransigenza di un certo Arrigo Sacchi. E così, a Milanello arriverà Rijkaard, che proprio contro Porto e PSG ebbe in quell’estate un assaggio di Milan. Un anno dopo, ne sarebbe divenuto indiscusso protagonista.