L’amichevole di trent’anni fa a Londra, nel quadrangolare con Bayern e Arsenal. Il Milan si preparava al grande assalto alla Coppa dei Campioni

di STEFANO RAVAGLIA

 

Estate 1988. La campagna europea era già cominciata: il Milan che tornava in Coppa dei Campioni dopo nove anni (altro che Champions League ogni anno…), aveva bisogno di essere rodato per le battaglie fuori confine sin dal precampionato. L’ultimo ricordo rossonero nella massima competizione continentale era deprimente: fuori al primo turno nel 1979, dopo il decimo scudetto, per mano del Porto grazie a un errore pacchiano di Albertosi a San Siro nel match di ritorno. Poi la B, la Uefa nel 1985-86 (eliminati… dal Waregem!), e quello spareggio con la Sampdoria nel maggio 1987 che pareva uno scudetto, con Massaro che decide la sfida e riporta il Milan di nuovo in Uefa.

Trent’anni fa tondi, invece, era arrivata la chiave che apriva le porte del salotto europeo. Con la rimonta sul Napoli era piovuto a Milanello uno scudetto in anticipo sui programmi della neonata dirigenza capeggiata da “sua emittenza” Berlusconi. E allora, via coi test di prestigio. Preso Rijkaard dallo Sporting Lisbona, il Milan utilizza l’estate per tessere la sua tela internazionale. A ferragosto, altro che spiaggia: quadrangolare a Wembley, quello vecchio e mitico, con l’Arsenal, il Bayern Monaco e il Tottenham. I rossoneri affrontano i tedeschi e poi gli Spurs di Gascoigne, come avverrà stanotte negli Usa. Con il Bayern decide Virdis, con gli inglesi invece è l’eleganza di Van Basten a farla da padrone. Il sardo porta avanti ancora i suoi, e due minuti dopo l’olandese mette a sedere Mimms depositando il suo dipinto nella porta sguarnita. Per differenza reti il torneo se lo aggiudica l’Arsenal, ma poco importa.

Se gli inglesi sono ancora banditi dalle coppe per la tragedia di Bruxelles, il Bayern sarà un osso duro per il Milan edizione 1989-90, che riuscirà a spuntarla a fatica in semifinale prima del trionfo viennese. Quell’estate del 1988, poi, altre due conquiste europee: ad Eindhoven, 2-0 contro il Psv. E poi Madrid: 3-0 nel trofeo Bernabeu con a segno Maldini e “lupetto” Mannari. Un sinistro presagio per gli spagnoli che in quegli anni Ottanta infilarono 5 titoli nazionali consecutivi. Nove mesi dopo, a San Siro, cinque furono gli schiaffi che Sacchi impartì loro senza pietà in semifinale. La semina estiva aveva dato i suoi frutti: buonissimi. A Barcellona, nacque il Milan europeo e poi mondiale, figlio di un’estate in cui le armate erano state schierate, pronte all’attacco. Meraviglioso, inebriante e leggendario

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