Abbiamo raggiunto Luca Serafini per fare il punto sui grandi cambiamenti che hanno investito il Milan in un luglio-agosto caldissimi

di STEFANO RAVAGLIA

 

Luca, innanzitutto, qual è la tua idea sull’affare Higuain-Caldara-Bonucci?

Bonucci è già il passato, Higuain e Caldara priorità assolute per presente e futuro. Leonardo è stato tempestivo, determinato e chirurgico. E non ha ancora concluso, anzi ha appena incominciato.

 

Come mai Bonucci ha fatto marcia indietro dopo un solo anno?

Le gravi motivazioni familiari le rispetto molto e le capisco, la sua famiglia non si è mai mossa da Torino. Quelle sportive non mi sembrano rilevanti. 

 

Ti ha sorpreso la cessione di Caldara da parte della Juventus? O credi che avranno valutato tutti i pro e i contro?

Era la condizione dettata dal Milan: o così o niente. Si sono adeguati loro malgrado.

 

Calhanoglu è stato provato con successo da mezz’ala in questo scorcio estivo. Pensi sarà in grado di giocare lì stabilmente, o deve ritornare al suo classico ruolo di esterno d’attacco?

L’importante è che confermi le sue buone qualità e le migliori, deve crescere. Il ruolo è secondario e dipende dalle esigenze della squadra. 

 

Higuain è fatto per il 4-3-3, che è anche il modulo di Gattuso. A Napoli aveva due massimi scudieri, Callejon e Maertens. Come vedresti l’apporto di Suso in quest’ottica? E credi in una sua possibile cessione?

Credo che Suso debba crescere tatticamente e arricchire il proprio bagaglio. Solo così può essere funzionale in moduli camaleontici che possono mutare anche nei 90’. Non lo venderei proprio adesso.  

 

Leonardo è un uomo competente, colto e capace e la folla lo ha già riaccolto tra le proprie braccia.  Credi che debba dimostrare ancora qualcosa o è già una certezza come dirigente?

Tutti dobbiamo dimostrare qualcosa ogni giorno, a noi stessi e agli altri. Conosco personalmente Leo troppo bene e da troppi anni per avere dubbi: lui, Maldini, Gattuso e magari qualche altro in arrivo, sono garanzia di amore, passione, lealtà. Nessuno dice mai che quando lasciò il Milan sbattendo la porta, rinunciò a un altro anno di contratto. Aveva in testa il bene della squadra prima del suo. Così sarà per Paolo e Rino e per tutti quelli che da ora in poi li affiancheranno. 

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