Decisione comprensibile delle genovesi, ma non sempre le cose seguono lo stesso copione
di STEFANO RAVAGLIA
Se l’ipotesi di un rinvio appariva lontana sino a poche ore fa, due giorni dopo la tragedia che ha colpito Genova martedì con il crollo del Ponte Morandi, la Lega ha invece deciso, d’accordo coi club, di rinviare a data da destinarsi le partite di Sampdoria e Genoa, quest’ultima in calendario come ospite a San Siro domenica sera. Ora, inutile discutere: la scelta delle due squadre di Genova di rinviare gli incontri è sacrosanta e va rispettata, soprattutto perché le loro avversarie, e quindi anche il Milan, erano concordi nella scelta in un momento cosi drammatico per la città Ligure. Occorre però fare qualche precisazione e qualche approfondimento. Non è la prima volta che la serie A si trova davanti a questa situazione, con scelte che non hanno avuto una logica sempre fissa tra loro.
Il popolo del web è insorto ricordando quando, tre giorni dopo il terremoto di Amatrice, la A scese regolarmente in campo. Un caso su tutti, ma occorre anche fare un salto indietro, e non solo al mondo del calcio. Nel 1972 un commando di terroristi facente capo a Settembre Nero, sequestrò alcuni atleti israeliani durante le olimpiadi a Monaco, che proseguirono regolarmente. Nel 1978 è celebre il Mondiale giocato in Argentina con Videla alla testa di una delle più feroci dittature contemporanee: mentre si giocavano le partite, fuori dagli stadi imperavano arresti, torture e desaparecidos. Nel 1992, il 23 maggio, in Sicilia muore Giovanni Falcone. La serie A non si ferma, e il 24 maggio va regolarmente in campo, seppur fosse l’ultima giornata. Singolare poi come sia quasi sempre il calcio a essere ghettizzato: il 2 aprile del 2005 ci lascia Giovanni Paolo II. Il calcio si ferma, ma il Gran Premio del Bahrein di Formula 1 va regolarmente in scena, insieme a molti altri eventi sportivi. Quattro anni prima, l’11 settembre 2001, si gioca la Champions League nonostante quanto accaduto negli Usa.
Ora: il “momento di riflessione” dietro al quale spesso si rifugiano gli scarni e ingessati comunicati degli addetti ai lavori, per chi vale e a chi dovrebbe giovare? Siamo concordi nel dire che a volte, giocare, sarebbe un giusto modo aggregativo di andare avanti e ricordare. Perché anche davanti al dolore, la vita pur sempre deve continuare e continuerà anche questa volta, pur condividendo, e lo ribadiamo, la decisione di Genoa e Sampdoria. Nel 2007, pochi giorni dopo la scomparsa di Puerta, giocatore degli spagnoli, Milan e Siviglia decidono ugualmente di giocare la Supercoppa Europea. Ne viene fuori una partita vera, ma dai toni e dai festeggiamenti sobri. Tutti giocarono con il suo nome stampato sulle maglie: un modo meraviglioso di nobilitare anche una immane tragedia.