Arrivato in rossonero nel 1987 con le sue treccine ha onorato la maglia numero 10
di MATTEO ANOBILE
Gianni Brera, il padre del giornalismo sportivo italiano, per lui aveva coniato addirittura due soprannomi: il tulipano nero e “Simba” entrambi per la sua folta capigliatura. Quelle treccine, ne hanno fatto di lui un personaggio molto mediatico e carismatico. Arrivato al Milan nel 1987 assieme a Van Basten, per Gullit il Milan sborsò ben 13,5 miliardi. cifra importante, se pensiamo che non eravamo nemmeno negli anni Novanta.
Il suo debutto in rossonero in serie A avvenne il 13 settembre 1987 a Pisa: Ruud segnò un gol di testa nella vittoria per 3-1 dei rossoneri. Il suo carisma e la sua forza trascinarono la squadra alla vittoria dello scudetto con un bottino personale di nove reti. A dicembre 1987 vinse il pallone d’oro che dedicò a Nelson Mandela, nel nome della sua attenta lotta contro ogni forma di razzismo. La sua partita perfetta si materializzò il 24 maggio 1989, quando il diavolo stese a Barcellona lo Steaua Bucarest 4-0, nella finale di Coppa dei Campioni. Ruud realizzò una doppietta magistrale, memorabile la sua fucilata su assist di Donadoni per il 3-0. Anche se la sua specialità era il colpo di testa, molti portieri cadevano dinnanzi alle sue frustate. Gullit era un leader in campo, sapeva trascinare la squadra con la sua forza e prepotenza fisica. Con Sacchi visse un quadriennio molto fulgido, sebbene gli infortuni lo bloccarono parecchie volte.
Con l’arrivo di Capello, la sua posizione in campo cambiò da mezza punta a esterno di centrocampo. Per lui che amava giocare libero da schemi, non poter inventare divenne un limite. Nonostante ciò fu protagonista nello scudetto senza sconfitte (1991-92), una doppietta alla Samp al Marassi stese i campioni d’Italia in carica. Con Capello non vi era sintonia, tanto che nella stagione successiva, i rapporti furono ai minimi termini. Ruud giocò poco, nonostante ciò realizzò sette reti, di cui una nel derby che valse il pareggio e una fetta di scudetto; ma l’esclusione dalla finale di Coppa dei Campioni nel 1993 contro il Marsiglia a Monaco fu lo strappo decisivo. Durante i festeggiamenti per il 13° scudetto, l’olandese e l’allenatore nelle interviste di rito si mandarono dei messaggi al vetriolo. Nella stagione successiva passò alla Samp dove realizzò 16 reti. Nel 1994 tornò in rossonero, ma i rapporti con la società rossonera erano ormai logori, vi restò tre mesi e poi fece ritorno alla Samp dove chiuse la sua avventura italiana.
Gullit era talmente schietto che il calcio oggi avrebbe proprio bisogno di tale genuinità; memorabile la sua risposta a Berlusconi quando chiese ai giocatori un periodo di castità al fine di concentrasi alla vittoria del primo campionato di Sacchi: “Presidente, con le palle piene non riesco a correre”. Firmato Ruud Gullit, e chi sennò?