di STEFANO RAVAGLIA

 

Pareva una domenica come le altre. Il Milan campione d’Europa in carica, l’Inter con lo scudetto sulla maglia. Un nuovo campionato iniziato, il secondo a 18 squadre. La Lazio scende a San Siro e vince per l’ultima volta in casa rossonera. Lo fa nel modo più comico: Paolo Maldini, mica Riccardo Ferri, che con l’Inter era primatista di autoreti, segna nella sua porta. E fin qui nulla di strano, seppur la caratura del numero 3 fosse monumentale. E’ il modo che sorprende: nel tentativo di anticipare un avversario, Paolo infila Giovanni Galli dalla propria metà campo. Il Milan veleggerà verso un’altra Coppa dei Campioni, ma perderà lo scudetto sul filo di lana nella famosa domenica della “fatal Verona”, e a ben riguardare quell’autogol, il peso specifico è stato notevole, al di là degli errori arbitrali e della monetina su Alemao che condizionarono quel torneo.

Ma quel giorno, in serata, la voce rauca di Sandro Ciotti interruppe con sgomento la “Domenica sportiva”. Gaetano Scirea, ex capitano della Juventus, moriva in un incidente stradale in Polonia, dove si era recato per visionare la prossima avversaria dei bianconeri in Europa. Marco Tardelli, fedele scudiero e compagno di squadra, ospite in studio, abbandona la trasmissione. L’Italia calcistica ma non solo è sgomenta per una perdita incredibile, di un uomo prima che di un calciatore, di un protagonista introvabile nel calcio di oggi, prima ancora che una bandiera. Sono passati ventinove anni, e quell’autogol da metà campo resto per sempre insignificante.

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