L’8 settembre 1996 il liberiano segna uno dei più bei gol della storia rossonera
di STEFANO RAVAGLIA
Il Verona, di fatale, quel pomeriggio a San Siro ebbe ben poco. Prima di campionato, 8 settembre ’96, il Milan apre a San Siro con lo scudetto sulla maglia. L’ultimo di Capello, emigrato a Madrid, ma anche l’ultimo di una dinastia di campioni e di trionfi. Nessuno ancora lo sa, ma sta per iniziare il biennio più tragico della storia recente del Milan con un decimo e un undicesimo posto. Tabarez in panchina, esonerato a dicembre quando Pasquale Luiso (avessi detto Maradona) buca in rovesciata Sebastiano Rossi e il suo Piacenza batte il Milan 3-2. Eppure quella domenica di fine estate era iniziata bene: 4-1 al Verona, con Simone che fa doppietta e porta i suoi sul 2-1 dopo che il Verona era passato in vantaggio con De Vitis grazie a un pasticcio della accoppiata Rossi-Costacurta, prima della quarta rete di Baggio. E la terza marcatura? Mancano 4 minuti alla fine, e sulla scena irrompe anche Giorgione Weah, attuale presidente della Liberia, un tempo presidente degli idoli nei cuori rossoneri. Raccolto un calcio d’angolo avversario battuto molto lungo, il numero 9 butta palla in avanti e si avvia verso la storia. Ne salta due con una veronica in un colpo solo, poi fa fuori l’ultimo buttando palla a destra e andando a sinistra, fino a bucare il portiere Gregori con un diagonale. “In allenamento proviamo sempre il due contro uno, oggi ho provato l’uno contro due” dirà nel post-partita George. E ciao a tutti, belli e brutti.