Dai tre ai cinque anni per rimettere in sesto le cose. Ma ai tifosi sono stati già fatti troppi proclami: il “Milan Mondiale” tornerà quando lo saremo sul campo
di STEFANO RAVAGLIA
Tanti gli spunti arrivati dalle parole del presidente rossonero Scaroni nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport e al Corriere della Sera. Dal ruolo di AD a interim, con Gazidis ancora in pole perché servirà chi si occuperà delle “faccende domestiche” a tempo pieno, alla situazione ormai alle spalle vissuta con Yongong Li, in cui Scaroni senza mezzi termini ha dichiarato di “non averci capito un accidente”, e sinceramente ancor meno ci ha capito il popolo rossonero. Ma il punto sul quale i tifosi milanisti si aspettano molto, è quello relativo ai piani pluriennali per il futuro della squadra e soprattutto delle finanze del club. “Vittorie e bilancio vanno di pari passo”, dice Scaroni, e come non concordare. Un po’ più opaco quando invece gli viene fatta la domanda diretta: “A loro interessa che il Milan torni competitivo. Poi Paul e Gordon Singer sono grandi appassionati di calcio. Hanno un disegno a 3-5 anni”. Che serva tempo per creare valore, è ovvio, e nessuno si aspetta i miracoli. Piuttosto, rattrista vedere, ma questo lo sappiamo da tempo, una nuova ripartenza, così come spesso è accaduto negli ultimi anni, che altro non fa che ritardare e aumentare il gap con la Juventus e con molte altre squadra, con il quale il Milan dovrebbe competere. Così come resta comprensibile che certi piani non vadano rivelati, e se si deve rischiare la figuraccia cinese con presunti investimenti in Asia che avrebbero alzato l’asticella dei ricavi a Casa Milan, meglio tacere.
Ma forse, qualche parola in più poteva essere spesa. Elliott, soprattutto con l’insolvibilità di Li, si è presa la palma del salvatore, del bel cavaliere che arriva sul suo destriero a mettere al sicuro il Milan. Ma alle parole, dovranno seguire i fatti. Potremmo fidarci, non fosse che negli ultimi anni tra parametri zero, scambi fitti con il Genoa di Preziosi, allenatori cambiati in serie e promesse di Milan “giovane e italiano”, oltre che i disastri relativi al cambio di proprietà, crediamo che i tifosi abbiano la misura colma. Il Milan dovrà parlare sul campo, e le premesse per uscire da un tunnel infinito sembrano esserci. Ma quante volte ci siamo illusi? Quante volte le partenze sono risultate false e siamo rimasti allo starter? La frase “lo scudetto sarebbe bellissimo, ma il centro del mondo è la Champions” lascia inoltre qualche perplessità. Trenta punti di media ogni anno dalla Juventus, e dodici degli ultimi tredici scudetti finiti a bianconeri e Inter. Sicuri che per puntare a prende un 8 non si debba puntare al 10 e lode? Il quarto posto vale forse come un titolo? Per iniziare, forse. Ma il popolo milanista si augura che, in uno sport fatto di salite e discese a seconda dei momenti, a San Siro torni l’entusiasmo e soprattutto i punti, perché di arrivare sempre dietro alle storiche rivali sta diventando un ingombro pesante. Con i conti a posto e un sistema virtuoso, si intende.