Show della coppia gol a San Siro: la Juventus è battuta dopo cinque anni tra le mura amiche
di STEFANO RAVAGLIA
Il 15 ottobre 1995 pareva essere il giorno giusto. Il Milan non batteva la Juventus a San Siro dal dicembre del 1990: due a zero, con bomba di Ancelotti da fuori area e raddoppio di Gullit. Dopo una stagione mezza disgraziata, con la finale di Champions League persa con l’Ajax, seppur fossero arrivati i trionfi nelle due Supercoppe, e un attacco spuntato che non sapeva più segnare, dalla Liberia è arrivato un leone indomabile che resuscita l’argomento gol per i rossoneri. Subito in gol a Padova all’esordio, movenze feline ma poi non ha più segnato. Il Milan però non ne risente: altre tre vittorie di fila e poi il ko a Bari. Dopo la sosta per le nazionali, c’è un avversario tosto: la Juventus campione d’Italia in carica e che veleggerà verso la sua seconda Coppa dei Campioni che vincerà in maggio a Roma. Qualcuno teme il peggio, che il nuovo Milan alla caccia del quarto scudetto in cinque anni si sia già inceppato? Roberto Baggio, altro pezzo pregiato del calciomercato estivo, non gioca la partita dell’ex. Dopo 7 minuti le paure vengono fugate: calcio di punizione che batte un po’ a sorpresa Simone. Palla a mezza altezza e Peruzzi bucato, 1-0. Passano altri sette minuti, e il secondo è servito: uno-due tra Weah e il numero 23 rossonero che gli restituisce palla perché il liberiano possa affondare il colpo decisivo superando Peruzzi in uscita.
Primo tempo magistrale dei rossoneri, ripresa sofferta. La Juventus torna alla carica, ma non può più contare su Vialli e Ravanelli: dopo nemmeno dieci minuti del secondo tempo, si strappano entrambi, quasi in simultanea, roba rara da vedere. Dentro Conte e Marocchi, ma Lippi resta a bocca asciutta. Così si aggrappa a Del Piero, che a nove dal termine con un diagonale chirurgico trafigge Sebastiano Rossi. E’ un finale di puro terrore: nei minuti di recupero, che all’epoca non venivano certo segnalati e non si sapeva quanto l’arbitro potesse far giocare oltre il novantesimo, è Carrera a entrare su un traversone dalla destra dando l’illusione della rete, ma in porta ci finisce lui e non il pallone, ciccando clamorosamente un beffardo 2-2. Il Milan accoglie il fischio finale di Boggi come una liberazione. I rossoneri tireranno dritto fino a marzo, quando il giorno 10 perderanno il derby grazie a un gol di Branca, e sarà la prima sconfitta dopo 19 risultati utili consecutivi. Ma nessuno quell’anno riuscì a scalzare i rossoneri dalla vetta: un cammino autorevole, nel segno di Weah, un altro “cervo uscito da foresta” come Boskov apostrofò Gullit anni prima. Una cavalcata che prese definitivamente il via in quel pomeriggio di inizio autunno a San Siro, quando bastarono 7 minuti a un Milan stellare per cucinare la Juventus e scucirle lo scudetto.