7-1 nel 1950 per il Milan, coi bianconeri che si rifanno 47 anni dopo vincendo 6-1. E’ stata finale di Champions, finale di Coppa Italia, lotta scudetto. E tanti giocatori passati da una parte all’altra
di STEFANO RAVAGLIA
Dici Milan-Juventus, e la testa vola subito a Manchester, a quella finalissima del 2003 dove il mondo guardava il calcio italiano scendere in campo all’Old Trafford. Sappiamo come andò a finire quella sera. Molti invece non conoscono il primo capitolo del lunghissimo romanzo dal titolo Milan-Juventus: aprile 1900, ovvero 118 anni fa, amichevole. Due a zero per i rossoneri. Un mese dopo, subito la prima sfida con un trofeo in palio: la Medaglia del Re, coppa intitolata al Re Umberto I di Savoia che verrà assassinato proprio quell’anno. Altro due a zero per il Milan. Nel 1912, da segnalare un 8-1 ancora per i rossoneri: Van Hege, bomber belga, ne fa 5.
I tre poli industriali (insieme a Milano e Torino, anche Genova) avevano dato il via alle vicende pallonare di casa nostra, con i ragazzi del Liceo d’Azeglio che fondano la squadra bianconera (per la verità rosa, con cravatta nera, agli esordi) e con Herbert Kilpin che, stufo delle affermazioni dei liguri, va a Milano e dà vita al Diavolo. Nel 1942 Milan-Juventus è finale di Coppa Italia: i rossoneri si chiamano “Milano” per l’italianizzazione imposta dal regime fascista, e dopo l’1-1 dell’andata soccombono a Torino per 4-1 nel ritorno. Nel dopoguerra, i Cinquanta sono già di lusso per le due formazioni: Boniperti, Charles, Sivori, Liedholm, Gren, Nordhal, Schiaffino. Il 5 febbraio del 1950, a Torino, la Juventus passa per prima, ma il Milan rimonta con gli interessi: finisce 7-1. A chi gli ricordava quella batosta, il presidente Gianni Agnelli disse: “Si faccia dire chi a fine anno vinse lo scudetto”. Fu la prima partita trasmessa in televisione.
La Juventus si fidanza con tutta Italia, il Milan, che vince comunque quattro titoli tra il 1951 e il 1959, inizia la campagna d’Europa. Nel ’58 perde a Bruxelles con il Real, vince nel 1963 e nel 1969, mentre i bianconeri dovranno attendere a lungo per un successo europeo. Il 12 novembre del 1961 a San Siro si presenta un certo Dino Sani: brasiliano, prende il posto di Jimmy Greaves, un inglese che, da buon britannico, era discolo e odiava il ritiro pre-partita. Quarantaseimila persone sugli spalti assistono allo show di Altafini: quattro gol, e 5-1 per il Milan con Sani in grande spolvero. Nella stagione 1971-72 show dei bianconeri a Milano: un 4-1 restato celebre per un gran gol di Bettega di tacco. Il 1 luglio 1973 all’Olimpico, esattamente quarant’anni prima di Manchester, il Milan batte i bianconeri ancora una volta ai rigori, vincendo la sua seconda Coppa Italia consecutiva. Il 9 febbraio del 1975 invece è una giornata difficile: A San Siro sono addirittura in 90.000, con consueti sfondamenti dei cancelli all’esterno e grande caos. Un petardo, dopo un discutibile rigore concesso ai bianconeri, arriva in campo e stordisce Anastasi che deve uscire. Non solo, il bianconero Longobucco colpisce il milanista Gorin in pieno volto. Finisce 2-1 per la Juventus ma il giudice sportivo decreterà la vittoria a tavolino a causa di quel petardo, in favore dei bianconeri.
Per il Milan arrivano gli anni bui, la retrocessione sfiorata nel 1977, il calcioscommesse e l’effettiva discesa agli inferi nel 1980 e nel 1982. La Juventus vince in Italia e conquista una Coppa dei Campioni macchiata di sangue il 29 maggio 1985 all’Heysel. In quella stagione, il Milan supera però i bianconeri a San Siro per 3-2, con un gol di natica di Virdis. A questo punto, arriva il grande Milan di Sacchi e poi di Capello, e per i bianconeri gli anni senza titolo saranno ben nove. A Torino, nel gennaio 1988, il Milan con Gullit centra quella vittoria che mancava da 17 anni sul campo bianconero. Nel marzo 1989 a San Siro finisce addirittura 4-0: in luce una meteora, “Lupetto” Mannari, che fa doppietta. Nel 1990 la Juventus si prende però la sua rivincita: la Coppa Italia finisce a Torino, con Galia che piega il Milan dopo lo 0-0 dell’andata. Sale in cattedra però Roberto Baggio, in quegli anni di trionfi rossoneri: nel 1993 segna un gol capolavoro in un 3-1 a favore dei suoi, e nel 1994 segna di testa il gol decisivo al “Delle Alpi” nell’anno in cui la Juventus rivince il campionato. Nell’estate del 1995, proprio Baggio cambia sponda e passa in rossonero. Il Milan batte la Juventus in sette minuti il 15 ottobre, 2-1, con Simone e Weah, e viaggia verso il quindicesimo titolo. Se lo spartiscono loro il tricolore: nel 1997 (addirittura 6-1 per la Juventus il 6 aprile) e 1998 ancora i bianconeri, nel 1999 Weah e Boban si tengono per mano a Torino nel 2-0 che segna il passaggio di consegne.
Poi quella finale nel teatro dei sogni, che cambia per sempre la storia dei confronti tra le due compagini, nella stessa stagione in cui Inzaghi, grande ex, segna in un 2-1 per il Milan. Spazio ai veleni: nel 2005 Trezeguet piega il Milan nella sfida decisiva per il titolo, ma c’è un rigore per i rossoneri, dopo che all’andata ce n’erano altri due su Crespo e Kaladze. Il titolo verrà revocato ma non finirà al Milan, bensì all’Inter. Nei sette anni di successi juventini, infine (imbarbariti ulteriormente dalla vicenda Bonucci), per due volte il Milan ha avuto la meglio, entrambe per 1-0: rigore di Robinho nel 2012 e supergol di Locatelli nel 2016, ma ha perso di nuovo due finali di Coppa Italia. Domani le chances per il Milan non sono tantissime, ma la telenovela bianco-rosso-nero non passa certamente di moda e vivrà comunque una nuova e intensa puntata.