M’Baye Niang, Mario Balotelli e Stephan El Shaarawy. Le tre creste che nel 2013 dovevano spaccare il mondo. I tifosi rossoneri ci credevano, il Milan ci credeva, tanto che Adriano Galliani, amministratore delegato rossonero, voleva registrare il marchio “Tre creste”. Presentazioni, parole, ma di fatto insieme hanno portato pochi risultati. Il primo, il francese, troppo giovane, troppo acerbo per un mondo come quello rossonero. Il secondo, la star, il centravanti della Nazionale di Prandelli arrivato dal Manchester City per condurre il Milan in Champions e coronare il sogno di giocare nel club del suo cuore, si è eclissato pian piano, prigioniero dei suoi capricci e delle sue bizze. E il terzo…Già, il terzo.

Stephan El Shaarawy era entrato nel Milan in maniera educata: senza urlare, senza sbraitare, ma con il giusto rispetto. Mai una parola fuori posto, sempre a disposizione di mister Allegri, che lo ha preservato e lo ha fatto giocare quando serviva, rendendosi utile, specialmente contro l’Udinese, sua vittima preferita. Un anno da star con il Padova, dopo uno Scudetto Primavera, non ti cambia. Poi 4 mesi da protagonista. Gol, gol e ancora gol. Il pubblico di San Siro si innamora di Stephan, tanto da andare allo stadio con le creste in testa, roba che non si vedeva dai tempi di Gullit. Poi l’arrivo dell’amico Mario. E il buio. Infortuni, problemi, questioni tattiche mai digerite. Un gol, da urlo, nel derby. Una sorta di canto del Cigno. Poi tante parole e, purtroppo, pochi fatti.

Recuperi infiniti, tanto sacrificio e buona volontà. Ma questo non basta per riconquistare San Siro, da sempre esigente con i suoi beniamini. E ora l’inevitabile cessione. Neanche l’amico Inzaghi è riuscito a rimetterlo in piedi. Il Monaco è la giusta realtà per provare a rilanciarsi. Contropiede, qualità, spazi da attaccare e divorare. Una cresta da riporre per indossare la corona da Principe. Stephan di Monaco vuole riprendersi lo scettro di talento del futuro. E il Milan con quei 17 milioni sogna nuovi colpi di mercato. Uno su tutti, l’ante-cresta: tale Zlatan Ibrahimovic.

Nel frattempo, a Milano…M’Baye Niang. Quello che doveva essere il terzo violino del tridente, è diventato il primo dei tre. Sono bastati 6 mesi a Genoa, sotto l’occhio attento del rivale Mihajlovic, a rispolverare un talento coperto dai tanti errori fuori dal campo. Una doppietta con l’Alcione, in panchina seduto al fianco di Sinisa. Piccole cose che fanno capire che l’atteggiamento è cambiato.

E Mario? Supermario? Il Liverpool non lo porta neanche in tournèe…Le cose cambiano. Velocemente…

Angelo Taglieri
@AngeTaglieri88

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