L’ex numero 9 rossonero, ha parlato di tantissimi temi alla Gazzetta dello sport, con un’attenzione particolare al Milan…

di PIETRO ANDRIGO

Tra i tanti pareri illustri sulla condizione del Milan e sui suoi giocatori ne arriva uno di chi, il passato glorioso, ha contribuito a scriverlo. Pippo Inzaghi, nell’immaginario comune e nel cuore dei tifosi, è stato e sarà sempre il numero 9 del Milan. I suoi 300 gol abbondanti sono le innumerevoli ciliegine su una torta, fatta di passione e amore per i colori rossoneri. A margine dell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello sport, Superpippo ha fatto il punto su tanti temi tra cui in particolare, il Milan. 

Pippo Inzaghi ha parlato dapprima di Cutrone, soffermandosi sulle scelte che potrebbe fare il 63 e sul paragone con lui. Ecco le sue parole:

“Gli do un consiglio, resti al Milan, meglio del Milan non c’è niente. Conosco bene Patrick, l’ho fatto esordire in Primavera quando per età era ancora nella categoria Allievi. Deve aspettare il momento giusto e Rino lo aiuterà a crescere. So bene quello che trasmette, magari mi somiglia anche se tecnicamente è diverso. Ma i paragoni sono inutili per chi deve evolversi. Creano aspettative pesanti”.

Poi incalzato sul nuovo Milan e sul lavoro del suo ex compagno Gattuso, ha detto:

“Il derby è sempre una partita strana. So come lavora Rino. Conosco la sua passione, la sua dedizione. È sulla strada giusta, ma ci vuole tempo per costruire le squadre. Stanno lavorando bene tutti i miei amici. Rino in panchina, con grinta e competenza. Leonardo e Paolo Maldini hanno le idee chiare. C’è tutto quello che serve per rinascere, credo che il peggio sia passato, ci sono giovani bravi e in crescita. La società ha speso, segno che questa dirigenza ha un progetto in testa: tornare nel calcio che conta, dove compete al Milan. Quando vedo Galliani ripenso alle nostre notti magiche. Per ricostruire ci vuole calma.”

Infine rimanendo sull’antica piaga dei paragoni, Inzaghi, fra le altre cose, ci ha tenuto a dire la sua anche su Piatek e Paquetà paragonati a  Sheva e Kakà:

“Sono fuorvianti – ha dichiarato – ogni giocatore è uguale soltanto a se stesso. Piatek e Paquetà sono acquisti in prospettiva, anche se sono già bravi. Ma Kakà era un trequartista, Paquetà è un giocatore diverso, ha buon piede e attitudine alla corsa. Sta dando molto al Milan, come il polacco. Piatek è arrivato e si è trovato subito a suo agio, ha fatto gol anche con la Polonia. Non assomiglia né a me né a Sheva, ma è bravo e mi piace molto. Però non dimentichiamoci di Cutrone”.

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