Il 24 maggio 1989 il Milan, sconfiggendo per 4-0 la Steaua Bucarest al “Camp Nou”, conquistava la sua terza Coppa dei Campioni

Di GIUSEPPE LIVRAGHI

24 maggio 1989, ore 20:15: nell’anniversario di una data che tanti anni prima divenne cruciale per la storia della Patria (entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, 1915), il Milan è di scena al “Camp Nou” di Barcellona per l’atto conclusivo dell’edizione 1988-’89 della Coppa dei Campioni, opposto ai rumeni della Steaua Bucarest, vincitori del trofeo nella stagione 1985-’86 (battendo in finale proprio il Barcellona).

I rosso-neri, dopo la conquista dello scudetto 1987-’88 con una prodigiosa rimonta sul Napoli, sono giunti alla finale della massima competizione continentale eliminando, nell’ordine, i bulgari del Vitosha Sofia, gli jugoslavi della Stella Rossa Belgrado, i tedeschi occidentali (allora esistevano ancora due Germanie) del Werder Brema e gli spagnoli del Real Madrid, mentre i rumeni hanno estromesso i cecoslovacchi dello Sparta Praga (5-1 all’andata in trasferta e 2-2 al ritorno in casa), i sovietici dello Spartak Mosca (3-0 casalingo seguito dal 2-1 in Unione Sovietica), gli svedesi del Goteborg (0-1 in Svezia rimontato con un 5-1 interno) e i turchi del Galatasaray Istanbul (netto 4-0 casalingo poi difeso con un 1-1 in Turchia).

Per giungere all’ultimo atto della Coppa, il Milan ha dovuto superare rivali ed errori arbitrali.

Sbrigata la pratica col Vitosha (piegato per 2-0 all’andata in Bulgaria e per 5-2 al ritorno a San Siro), i rosso-neri eliminano la Stella Rossa (doppio 1-1, prima a Milano poi a Belgrado, con successo milanista dopo i rigori), il Werder Brema (successo 1-0 in casa dopo lo 0-0 dell’andata in Germania Ovest) e il Real Madrid (1-1 in Spagna e trionfo 5-0 a Milano) collezionando torti arbitrali: all’autorete dello slavo Goran Vasilijevic non visto dall’arbitro tedesco occidentale Dieter Pauly nella gara di ritorno con la “Crvena Zvezda” (col pallone che supera di un metro abbondante la linea di porta) fa seguito l’autorete “in combinata” dei tedeschi Jonny Otten e Gunter Hermann nella partita d’andata col Werder nuovamente non vista dal direttore di gara (in questo caso il portoghese José Rosa dos Santos), per poi giungere all’ingiusto annullamento (per un inesistente fuorigioco) del goal di Ruud Gullit nella gara del “Santiago Bernabeu” col Real (arbitro, in quest’occasione, lo svedese Erik Fredriksson).

Ma il Milan, da squadra vera, supera tutti gli ostacoli, presentandosi a Barcellona con un carico di fiducia e d’entusiasmo, anche perché “accompagnato” dai suoi sostenitori, presenti in massa al “Camp Nou”: oltre 80mila, per il più imponente “esodo” sportivo che la storia del genere umano ricordi.

Il Milan gioca praticamente in casa, potendo contare anche sul tifo dei sostenitori del Barcellona: i catalani, infatti, propendono per il “diavolo” sia per antipatia verso la Steaua (che sconfisse i blaugrana nella finale di Coppa dei Campioni di tre stagioni addietro) sia per vera simpatia verso i meneghini, capaci di dare una lezione di calcio al per nulla amato (eufemismo) Real Madrid.

I “gufi”, che sperano in un colpaccio dei rumeni, sono zittiti già al 18′: sinistro di Angelo Colombo ribattuto dal portiere rumeno Silviu Lung, sulla ribattura s’avventano in tanti, ma il più lesto è Ruud Gullit, che insacca di piatto il vantaggio rosso-nero.

La partita è, ormai, incanalata, col Milan che raddoppia al 27′ con Marco Van Basten, abile nell’incornare in rete un calibrato traversone di Mauro Tassotti, quindi arriva addirittura il tris ancora con Ruud Gullit, che al 39′ batte Lung con un potentissimo destro dal limite dell’area: la prima frazione termina, quindi, 3-0 per i ragazzi di Arrigo Sacchi.

La ripresa si apre con una nuova rete di Van Basten (46′), che fa centro con un preciso diagonale: 4-0, la “stella” (questo è il significato del termine “Steaua”) non brilla più.

I minuti restanti sono una festa per tutti i sostenitori rosso-neri, che vedono il Milan conquistare con pieno merito la Coppa più prestigiosa, dopo tanti anni di guai e a due decadi di distanza dall’ultima volta (datata 1968-’69).

Il Milan che quel 24 maggio 1989 conquistò la Coppa dei Campioni scese in campo con questa formazione: Giovanni Galli; Tassotti, Maldini; Colombo, Costacurta (dal 75′ Filippo Galli), Baresi; Donadoni, Rijkaard, Van Basten, Gullit (dal 59′ Virdis), Ancelotti. Allenatore: Arrigo Sacchi.

Sono passati trent’anni da quella notte, ma chi c’era (allo stadio oppure semplicemente davanti alla TV o in ascolto alla radio -internet ancora non esisteva-) non portà mai dimenticare quel successo che riscattò le delusioni e le amarezze dei primi Anni Ottanta.

 

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