Di Francesco Montanari

Uno dei moduli più vincenti della storia del Milan è stato il 442. ‘Il modulo‘ da Arrigo Sacchi a Fabio Capello, trasformato in albero di Natale da Carlo Ancelotti per schierare fior di trequartisti.

Ora il dibattito oggi non è #Susoout o meno; non andiamo sul singolo quando qui c’è da trovare l’equilibrio e la compattezza di un’intera squadra. E lo spagnolo è stato comunque spesso protagonista delle partite di cartello dei rossoneri. 442 dicevamo, per ridare ampiezza ai ragazzi permettendo sulla sinistra gli inserimenti di Hernandez con il tandem Paqueta‘ o Calhanoglu, mentre a destra rilanciando Calabria con Conti o Suso esterni alti. Quantità e qualità, corsa e turnover per mantenere ritmi alti.

In attacco poi, i due davanti possono essere miscelati secondo i dettami di mister Pioli: da un più veloce e mobile Leao – Rebic, al più forte fisicamente Piàtek – Leao. Anche alternandoli a partita in corso.

Questo è un modulo che geneticamente copre meglio il campo in fase di non possesso palla – e il Milan ha un gran bisogno di incassare meno gol- ma permette anche in fase offensiva di sviluppare il gioco sulle fasce, per proporre cross e rifornimenti alle punte.

Back to the future, ritorno al futuro era il titolo di un celebre film anni ’80: il Diavolo potrebbe fare un pensierino e ripescare il vecchio 442 nel 2020…

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