L’editoriale di Giuseppe Vitale
DI D.V.
Un gioco di luci, le sciarpe che ognuno ha ricevuto all’ingresso, si alzano sincronizzate al cielo come un rito o una danza tribale : ” sempre insieme a te sarò” recita la Curva Sud, il freddo sembra svanire, c’è un unico, grande fuoco di anime che arde. San Siro é colorato di rosso e nero e il resto non conta più, la gente non vedeva l’ora di poter rimarcare la storia, l’orgoglio del club che amano. La festa continua a fine primo tempo, quando sfilano in campo delle leggende del passato e calciatori che hanno militato nel Milan, anche in questo caso si palpa l’emozione e si riascoltano cori per miti, che erano stati assopiti nel tempo. Un’intensa celebrazione che non viene abbracciata dal punteggio finale, un Milan sprecone e sfortunato non riesce a domare il Sassuolo, perdendo il treno di una vittoria che poteva tranquillamente arrivare. Una partita a reti bianche che sembra citare ” Vincenzina e la Fabbrica” di Jannacci e anche in questo caso, Rivera non gioca, perché sfilava fiero tra la gente che lo ricordava. A Bergamo il Milan sarà orfano di Paquetà, ma soprattutto di Theo Hernandez, quel goleador inaspettato che anche ieri, aveva timbrato il cartellino come da abitudine, poi annullato dalla tecnologia che ieri, avremmo voluto non ci fosse. Manca ancora uno step di evoluzione a questa squadra, la fase offensiva deve essere più spietata, il goal deve essere cosa normale, solo allora potremo pensare di alzare la testa e guardare chi sta davanti a noi. Solo in quel momento potremo scrollarci l’alone di mediocrità della classifica, tenendo fede al blasone e alla storia. tanto decantata proprio ieri.