L’aria del cambiamento sembra pervadere l’asseto societario del Milan, a fine stagione si stravolgerà di nuovo tutto
Di GIUSEPPE VITALE
Il futuro sembra segnato, a fine stagione ci sarà l’ennesima rivoluzione, l’ennesimo cambio di pedine societarie e nuovo nome per la panchina del Milan. L’incompatibilità delle bandiere con la filosofia di Gazidis peserà ancora una volta, perché l’uomo del fondo Elliot è sempre di più l’ex dirigente dell’Arsenal e sempre meno, le glorie appartenenti alla tradizione rossonera.
Non c’è chiarezza del progetto futuro, per mesi e mesi abbiamo ascoltato la filastrocca recitata dall’Italiano maccheronico di Gazidis , dove spiegava l’idea di riportare il Milan dove meritava di stare, ma ancora oggi, il diavolo è intrappolato nel limbo che da diverse stagione lo attanaglia, non gli fa vedere la luce e finisce per ritrovarsi al punto di partenza.
Non ci sono linee guida dettate o fatte intuire dalla proprietà, i tifosi invocano chiarezza senza mai trovare accolta la loro disperata richiesta: non sanno se i calciatori cardini di questa squadra resteranno o cambieranno casacca, non sanno tra quanto potranno vedere il loro Milan giocare nella coppa Europea più blasonata, non sanno quando potranno tornare ad essere fieri di guardare la loro squadra.
Si fa fatica ad intuire il traguardo prefissato dal fondo Americano, si fa fatica a capire quale sia il vero pensiero di Paul Singer, mai apparso al cospetto della gente casciavit, ricca di tradizione e storia, ma stufa dei continui giochi di potere che si rincorrono e del mancato rispetto che ne consegue.
Al Milan serve limpidità del progetto, una direzione da seguire indicata con piena volontà e senza variazioni nel tragitto, solo allora potremmo iniziare a sperare di intravedere , un futuro a colori.