Se il campionato dovesse riprendere, si andrà verso la soluzione delle porte chiuse…che potrebbe protrarsi fino a Natale

DI MATTEO ANOBILE

Il Covid 19 ha cambiato e cambierà per sempre la prospettiva del mondo, i contatti sociali faticheranno a riavvicinarsi, la paura è tanta. La distanza di un metro sarà lunga da colmare, ma alla fine sono convinto che ce la faremo,  tutto accade per una ragione, diceva Paulo Coelho. E questi avvenimenti anche in ambito calcistico hanno creato stranezze e cose mai viste negli ultimi trenta anni. Probabilmente si tornerà a giocare, quando le condizioni sociosanitarie lo permetteranno, ci sono troppi interessi in ballo. Ma gli stadi resteranno chiusi (per qualche mese), per il 12° uomo in campo, i tifosi. Uno stadio deserto è come visitare il Louvre per ammirare la Gioconda, ma la tela non c’è e si trova solo la cornice.

Il tifoso abituato ad andare allo stadio, quando vede una partita senza pubblico soffre, perchè è un insieme di rituali. Il viaggio verso lo stadio è una disquisizione sulla probabile formazione. “Ma perchè Tizio e non Caio?” Quando entri nel catino, dimentichi lo stress settimanale, ti concentri come se fossi tu a dover giocare, saluti i vicini…con la classica frase:”oggi è dura…speriamo di sfangarla!” Poi le formazioni e l’ingresso in campo santifica la festa. Iniziano le imprecazioni, “Perchè non va a raddoppiare?? l’uomo è libero!!!”, “non puoi sbagliare un gol così! l’avevi sul tuo piede!!”. Finalmente la rete si gonfia e l’abbraccio è collettivo… al triplice fischio si torna a casa felici, se i tre punti sono in “sacoccia”. Ecco queste scena di familiarità fra persone che si vedono, una volta ogni quindici giorni, mancano e tanto. Perchè chi ti dice:” ma si cosa ti viene in tasca?” Non può capire che il calcio e lo stadio, sebbene faccia muovere lauti guadagni, è anche un motivo di aggregazione popolare, dove per 90′ non esistono gerarchie sociali, ma solo esseri umani.

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