L’ex milanista spegne 41 candeline, tante vittorie in rossonero, ma non sono mancate le frizioni, anche se la classe era immensa.

DI MATTEO ANOBILE

La geometria sul rettangolo verde era il suo pezzo forte, probabilmente si sarà ispirato a Pitagora, studiando il suo teorema e poi applicandolo in campo. Andrea Pirlo, con la palla era semplicemente celestiale, per come l’accarezzava e l’addomesticava. Arrivato in rossonero nel 2001, per 35 miliardi dall’Inter, dopo un anno all’ombra di Rui Costa, la stagione successiva, grazie a un esperimento riprovato da Ancelotti (Mazzone fu il precursore per farlo convivere con Baggio a Brescia) lo posizionò davanti alla difesa a smistare palloni e innescare i vari: Sheva,Inzaghi,Crespo,Gilardino e Ibra. Era talmente bravo, calmo e preciso con la palla al piede che sembrava non sudasse nemmeno. Delicatissimo nel calciare le punizioni, si ispirava a Juninho Pernambucano (brasiliano del Lione) che studiò e successivamente si perfezionò in allenamento. Con la maglia rossonera vinse: 2 scudetti, 1 supercoppa italiana, 2 Champions League, 2 Supercoppe Europee e 1 Coppa del Mondo per Club. Protagonista ad Atene,calciò la punizione deviata dall’omero di Inzaghi, il quale lo definì un assist meraviglioso. Nel 2011,dopo 401 partite e 41 reti lasciò il Milan, Allegri non lo reputò fondamentale per il suo credo tattico, così andò a Torino e purtroppo (lui lo fece veramente) spostò gli equilibri fra Milan e Juventus. Durante la decade rossonera, fu campione del mondo a Berlino nel 2006, fece un mondiale superbo, antologico fu l’assist a Grosso nel gol dell’1-0 alla Germania in semifinale. Buon compleanno: Andrea Trilly Campanellino Pirlo!

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