Abbiamo raggiunto telefonicamente in esclusiva milancafe24 Ariedo Braida, storico direttore sportivo del Milan, che recentemente ha militato anche nel Barcellona

“Quando ero al Barcellona avevo visionato un ragazzo strepitoso di 18 anni, Haaland, e volevo portarlo in blaugrana, ma il suo profilo non rientrava
tra quelli che cercavano. Oggi è forse uno dei giocatori più importanti che offre il calcio mondiale.

Se sono stato un buon profeta sulla permanenza di Messi in Catalogna? Credo di essere stato l’unico a dire che sarebbe rimasto. Ai posteri l’ardua sentenza. Il Barcellona negli ultimi dieci/dodici anni è diventato direi il club più importante al mondo, e lo deve a Leo Messi, che ha fatto 750 Gol! Lo deve a lui, non scherziamo su questo…

Se prenderei Balotelli, El Shaarawy o Pato in una squadra italiana? Bisogna valutare le loro motivazioni, perché nel calcio per rimanere ad alti livelli sportivi devi avere voglia di confrontarti,
devi superare la soglia della fatica. Balotelli forse sì, potrebbe avere un sussulto: è rimasto in Italia, e nell’ambito degli attaccanti voi vedete in giro che c’è Ibrahimovic al Milan che ha 39 anni, la Juventus cerca un giocatore che ne ha 33. Non ci sono attaccati nuovi. Fa eccezione il Napoli con Osimhen. Per carità sono bravissimi, ma il mercato non offre molto in avanti… i nomi sono sempre quelli: Lewandowski, Suarez, CR7. Merce rara.

El Shaarawy è andato in Cina, per cui l’ho seguito meno; però certamente è un attaccante valido. Pato lo conosco, l’ho seguito, l’ho anche sentito tempo fa quando era in Brasile. Lui ha continuato a fare gol, ma per lui vale lo stesso discorso che ho fatto prima per Balotelli. Sono tre storie diverse, non sono giovanissimi, andrebbero stimolati. Dipende dal loro entusiasmo, dalla loro voglia di mettersi in discussione.

Sui problemi delle società oggi? Io nella mia carriera ho commesso i miei sbagli, ne farò ancora, ma non sono mai sceso a compromessi. Oggi direi che ci vorrebbe più competenza nei club: si parla molto dello scouting, ma alla fine quello che decide se prendere un giocatore è sempre uno.
È come nella Formula 1 con la Ferrari: tu puoi dare la stessa macchina a 5 piloti, ma solo uno vince il Gran premio…”

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