Una stagione da dimenticare l’ultima di Montolivo con la maglia del Milan. Ma adesso ha voglia di ricominciare e intanto continua a seguire la sua squadra del cuore
di SARA PELLEGRINO
Uno degli ex capitani rossoneri, Riccardo Montolivo, ha rilasciato una lunga intervista per l’edizione odierna de ‘’La Gazzetta dello Sport’’. Dopo sette stagioni con la maglia rossonera in cui da leader è stato prima privato della fascia di Capitano e poi è diventato un esubero per la squadra. La stagione 2018/2019 è stata quella che per il momento ha messo fine alla sua carriera, un anno da dimenticare in cui è stato praticamente un fantasma per la panchina rossonera. Il centrocampista ha avuto una richiesta da parte del Monza lo scorso anno ma ha deciso di dedicarsi alla famiglia trascorrendo così un anno sabatico. Ha avuto qualche problema con la società di Via Aldo Rossi, come lui stesso ha dichiarato, ma si sente ancora parte del Milan, una squadra che porterà sempre nel cuore. Dopo un anno in cui è stato fermo, ha deciso che vuole ritornare in campo. Adesso aspetta di vedere il match tanto atteso di questa settimana,
“In una storia d’amore un anno di difficoltà ci può stare. Ma il senso di appartenenza resta, ed è forte. Il Milan ce l’ho sempre nel cuore, diciamo che è stata la crisi del settimo anno. Il derby? La rosa dell’Inter negli ultimi anni è sempre stata un po’ superiore alla “nostra”, ma finisce due a zero per “noi. Mediamente, a parte qualche eccezione, sono state partite equilibrate, decise dai numeri di qualche fuoriclasse. Ricordo una tripletta di Icardi per esempio. L’Inter ha iniziato un percorso di avvicinamento alla Juve che sta dando i suoi frutti. Anche il Milan però adesso ha giocatori decisivi. Pronostico? 2-0 per noi, Ibra e Calha”.
Su Ibrahimovic: “Evito i soliti aggettivi e vi invito a riguardare il primo gol al Bologna: è saltato in testa a due avversari, con un altro centravanti quel cross sarebbe stato innocuo. Questo si chiama essere decisivi. In area anche a 39 anni è quasi immarcabile”.
Sulla rosa: “Credo che l’uomo chiave del derby possa essere Calhanoglu. Finalmente gioca in mezzo e non sull’esterno. Piazzarlo in fascia è stato uno spreco, lui ha bisogno di stare più vicino alla porta. Poi dico anche Donnarumma, che ormai è quasi noioso nei suoi miracoli… Sarà determinante anche sabato. Per lui e Calha prevedo rinnovi di contratto complicati, ma la realtà è che il Milan non può fare a meno di loro”.
Il suo giocatore preferito: “Mi fa impazzire Theo Hernandez, ha numeri incredibili”.
Su Pioli: “L’acquisto migliore del mercato è la sua conferma. E’ determinante. Quando lo vedevo in bilico fra me e me dicevo “ma no, ci risiamo ancora una volta”. Ve lo dice uno che in sette anni ha cambiato altrettanti allenatori. E’ complicato partire da capo ogni volta. Pioli, nonostante sia arrivato in un momento di confusione, sta facendo un lavoro eccezionale. E’ una persona di buon senso che ha messo tutti al proprio posto. E quindi tutti rendono al massimo. Penso a Calhanoglu ma anche a Kessie e Bennacer, che si integrano benissimo. Kessie è migliorato molto tatticamente, prima era più disordinato”.
Su Tonali: “Un ragazzo di grandissima prospettiva perché ha tutto. Un consiglio? Nella sua testa deve avere obiettivi a lungo termine, evitando di pensare che deve diventare titolare entro un mese. Purtroppo ha addosso una grande pressione e questo può essere un problema per la sua crescita”.
Su Krunic: “Può fare diversi ruoli, anche sulla trequarti. Lui è uno di quei giocatori amati dagli allenatori”.
Su Bonaventura: “Mi spiace per Bonaventura, un ragazzo affidabile e dal rendimento assicurato: chiudergli la porta così, per motivi di età, l’ho trovato sbagliato”.
Sul suo futuro: “Dopo l’ultima, complicatissima stagione della mia carriera ho avuto una fase di rigetto verso il mondo del calcio e ho voluto staccare del tutto. Mi sono dedicato anima e corpo alla famiglia, ma ultimamente mi sta tornando la voglia di pallone. Però non voglio improvvisarmi, voglio studiare e capire bene. L’idea è stare sul campo, non in giacca e cravatta. Partendo per gradi, magari lavorando anche con i ragazzi. Ad ogni modo non mi guardo più indietro, il passato è in un cassetto”.