Seconda parte oggi cari amici Milancafe24 dell’intervista esclusiva a Pippo Sapienza. Partiamo da un episodio che ha segnalato chiaramente il cambio di rotta del club meneghino negli anni scorsi, cioè il mancato approdo a Milanello di Carlos Tevez; per arrivare sino ai giorni nostri col Derby Inter-Milan in programma sabato, decimato per le assenze di protagonisti colpiti dal Coronavirus e senza l’usuale cornice di pubblico al Meazza.
“Un aneddoto, una cosa carina che mi è accaduta tra le tante che mi sono successe nello straordinario rapporto con Adriano Galliani è legato al trasferimento Tevez-Maxi Lopez. Allora, Maxi Lopez era un idolo del mio Catania: io non potevo vedere il Catania senza Maxi Lopez. Ma Maxi si era chiuso in un albergo di Milano da qualche giorno e aspettava una chiamata dal Milan, perché sapeva di essere diciamo l’opzione A, nel caso in cui non si fosse chiusa l’operazione Tevez. Io non lego l’operazione Tevez a questioni sulla partenza di Pato. Doveva arrivare una punta in rossonero e il candidato forte era Tevez. Io speravo che arrivasse Carlos per tutta una serie di motivi. Primo perché magari ci avrebbe fatto fare uno step in avanti in più, e ci sarebbe servito per distanziare la Juventus. Secondo perchè così Maxi Lopez restava a Catania, e la squadra si sarebbe salvata più facilmente.
Allora siamo nel giorno decisivo e Galliani mi dice: “Mi prepari due comunicati, uno con Tevez e uno con Maxi Lopez”. Eravamo al ‘redde rationem’ e io dissi: “Ok, ok, ok”. Preparo i due comuncati, con le due opzioni, e glieli porto su nel suo ufficio. Galliani mi risponde: “Va bene, allora poi la chiamo io”. Il mio ufficio era un piano sotto quello di Galliani in via Turati 3.
Mi chiama, mi telefona Galliani che mi dice: “Venga su, venga su col comunicato di Tevez!” e mi butta giù il telefono. Io di solito per andare nell’ufficio di Galliani mi facevo le scale, un piano, quello che fosse. Ma esco dall’ufficio col comunicato di Tevez tra le mani e mi trovo l’ascensore aperto, salgo e vado su dal secondo al terzo piano. Si apre la porta dell’ascensore, sto per entrare nella parte diciamo riservata ad Adriano Galliani e mi compare un messaggio sul telefonino che mi aveva cercato sempre il dottor Galliani. Ma come? Mi aveva parlato 30 secondi fa… Io entro e gli consegno il comunicato di Tevez e lui mi dice: “Ma che cosa mi porta Tevez, che noi prendiamo Maxi Lopez!?!”
Le magie del calciomercato: in 30 secondi, massimo 90 secondi, era cambiata la situazione tra il secondo piano e il terzo, tra un ascensore preso e non le scale, e io non avevo avuto la possibilità di ricevere da Galliani la chiamata successiva, che mi ero persa perché ero dentro l’ascensore…
Quella stagione del Milan è cambiata in quei 90 secondi, mentre non sono d’accordo con chi dice che magari in quell’operazione di mercato sia cambiata la storia del Milan successivo: non ce lo dimentichiamo, il Milan nell’estate del 2012 venne completamente cambiato…
Che fosse campione d’Italia o vice campione d’Italia, come poi avvenne, credo che l’ineluttabilità della situazione sarebbe stata diciamo da accettare. Il Milan avrebbe cambiato un po’ pelle, si sarebbe spogliato da tutti quei calciatori che lo avevano reso grande all’interno di un decennio, se non di più. E quindi Nesta, e quindi Pirlo. Ci sarebbero storie, situazioni interne che andrebbero cucite. Certamente c’erano state delle frizioni a livello generale, quindi bisognava forse tenere la barra dritta e ripartire facendo delle grandi rinunce. In questo caso le rinunce a grandi calciatori. Perché andarono via anche Zambrotta, Gattuso, Inzaghi. Noi Milan Novara ce la ricordiamo…
Però, siccome oggi il nostro focus è il Derby, spiace constatare che il Milan non vince un Derby dal 31 gennaio 2016. Questo diciamo è un po’ una ferita. C’è anche da dire che probabilmente da quel 31 gennaio 2016 in poi, l’Inter ha messo in campo squadre un filino più forti, o forse ha investito di più.
Poi il Milan in certi casi è riuscito ad agguantare il pareggio, se penso a Zapata al 96esimo, e la squadra di Montella qualche sprazzo di gioco illuminante, emozionante ce l’ha regalato. Il Milan di Montella inizia in campionato con quella partita thrilling contro il Toro di Mihajlovic, con Gigio che para il rigore a Belotti all’ultimo secondo e prosegue con un bel Derby. Il Derby della doppietta di Suso, poi pareggiato credo da Perisic al 94esimo, e lì siamo comunque nell’ autunno 2016; il Milan meritava di vincere e non ce l’ha fatta. Ecco, c’è da dire che ci vorrebbe che questa scia negativa dei rossoneri nelle stracittadine si interrompesse…
Credo però che il risultato più probabile possa essere il pari sabato, che manterrebbe tutti diciamo nelle loro proiezioni. Il Milan nella sua corsa verso un posto Champions, anche lì torniamo a “Ogni Maledetta Domenica”: “Centimetro dopo centimetro” si conquista un posto Champions. E’ pareggiando le partite che devi perdere, o vincendo le partite che devi pareggiare, che arrivi alla Champions. Quindi vi dico che un pari non si butta mai, soprattutto se arriva a differenza di una sconfitta.
Io credo che un pareggio terrebbe veramente l’Inter nel suo profilo della ricerca dello scudetto, e mi sembra una squadra un po’ più forte ecco in questo momento; poi le partite di calcio si devono prima giocare, e poi vincere. E il Milan con un pari si metterebbe lì nella scia del lavoro straordinario che hanno fatto un po’ tutti, diciamo dal Lockdown in poi.
E’ anche questione di DNA: il DNA alla lunga viene sempre fuori. Nel DNA del Milan c’è l’organizzazione, ci sono i valori, ci sono ‘Lavoriamo insieme’ e siamo quello che dicevo prima Associazione. Nel DNA dell’Inter magari c’è un po’ più di turbolenza, conosciamo benissimo le turbolenze dentro l’ambiente Inter; io l’ho vissuto nella prima epoca Moratti, e ce n’erano parecchie di frizioni. Certo non sono mancati momenti anche esaltanti coi nerazzurri, parliamo di questi ultimi 20 anni in ogni caso.
Dai momenti esaltanti l’Inter è quasi sempre uscita attraverso figure forti, mentre invece nel Milan nei suoi momenti esaltanti si è sempre distinta l’unità, l’associazione, la famiglia. Ecco e credo che questo DNA stia tornando al Milan, anche se a mio parere il club rossonero dovrebbe tornare un po’ più a parlare con i tifosi; intendo quelli che vanno da Siracusa a Bolzano anzitutto. L’Inter invece magari ha queste fibrillazioni legate in questo caso a un personaggio molto forte dal punto di vista dell’esposizione mediatica, dal punto di vista del carattere, come Antonio Conte che è un bravissimo allenatore: questo può portare a delle fibrillazioni. Ma è anche nei momenti di incomprensione fuori dal campo che si forgiano le squadre, che si comprendono bene poi dentro il campo.
Alla fine l’obiettivo è sempre quello, il calcio e quindi cercare di produrre un gioco e arrivare ai risultati. Per produrre gioco e arrivare ai risultati non è per forza richiesta l’armonia. Nigel de Jong diceva che lui non doveva per forza andare a cena con tutta la squadra per dire che siamo un gruppo. Siamo un gruppo se nello spogliatoio ci mentalizziamo sul fatto che abbiamo un obiettivo, che dobbiamo fare questo lavoro durante questa partita, che dobbiamo stare attenti a questa storia che si muove così, così, così… Poi va bene la cena fuori tra i calciatori, ma non è così che si fa il gruppo.
Il gruppo si fa dentro lo spogliatoio, però certe volte anche i gruppi che sembrano sfilacciati all’interno poi invece quando vanno in campo si ritrovano e giocano, e vincono.
Per questo il Derby, che è una partita a se, purtroppo c’è da dire che sarà il primo Derby della storia senza pubblico, e questo aspetto è da sottolineare. Sarà come sempre uno spettacolo sul campo, ma tutte le performance degli atleti in assenza di pubblico non sono performance diciamo, passatemi il termine, attendibili. Nel senso che l’atleta ha bisogno del pubblico per esaltarsi, ma anche per mettersi mentalmente in competizione con se stesso. Cioè il pubblico è una componente essenziale. non solo per il gioco del calcio ma per l’atleta in se.
Un atleta, un calciatore che fa gol, quando esplode San Siro, certamente per i prossimi 10 minuti vive in uno stato di esaltazione massima. E’ capace di rincorrere un avversario fino alla propria porta, di farsi trovare 80 metri più avanti nel giro di 10 secondi. L’adrenalina del gol senza pubblico, dal mio punto di vista e io non sono uno studioso, genera una curva delle performance più bassa. Certo vedi delle giocate, vedi bei gol. Cioè ti diverte vedere giocare anche il Milan in questo momento, però la curva prestazionale singolarmente, non di squadra, non è così alta come se ci fosse il pubblico. Quindi nel Derby di sabato ci sarà questa diminutio..”
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