Van Basten arriva a 56 primavera, indimenticato fenomeno del Milan dei meravigliosi e degli invincibili…fermato da una medicina non ancora al top

DI MATTEO ANOBILE

La notte del 31 ottobre per molti è la notte di Halloween, ma per un milanista si tratta di un giorno speciale, un Natale rossonero, Betlemme in questo caso è Utrecht. Marco Van Basten è arrivato nell’esatate del 1987 è rimasto al Milan fino al 1993. Con 125 reti in 201 partite ufficiali, con una media di 0,6 gol a partita. Tre palloni d’oro e due Coppe dei Campioni, giusto per non citare un elenco intero. A Barcellona nel 1989, con una doppietta (un stacco imperioso e un piazzato) partecipò assieme al suo connazionale Gullit al poker. Ma lui era il Cigno, elegante nelle movenze e sciorinava classe anche quando non segnava. A Tokyo nella finale di Coppa Intercontinentale nel 1990, mandò in rete prima Stroppa e poi Rijkaard. Impressionante come in occasione del 3-0 si liberò dei difensori paraguaiani. I rapporti con Sacchi non erano idilliaci, troppo schematici forse per la sua idea di calcio, ma probabilmente si romanzò anche troppo.

Arrivò Capello e fu subito scudetto nel 92, venticinque gol, indimenticabile la tripletta di Pescara nel 1992/93 quando da solo stese gli abruzzesi, dal 4-2 la partita finì 4-5. Poche settimane dopo, il poker al Gooteborg in Coppa dei Campioni, con una rovesciata antologica degna di essere esposta al museo d’Arte contemporanea di Amsterdam. I milanisti con il trio olandese si setivano più olandesi di Erasmo da Rotterdam.
La sua storia con il calcio si chiuse il 21 dicembre 1992, quando andò a farsi operare ad Anversa alla caviglia, sebbene gli fu sconsigliata.
Tanto da far dire a Rudy Tavana, medico sociale del Milan: quella caviglia il mio più grande cruccio.

Il 18 agosto 1995 davanti a 70000 persone in lacrime fece il giro di campo a San Siro con la sua giacca in renna. Ponendo fine a una storia glorisoa e dando inizio a un lutto che non si è mai estinto.

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