Riflessioni in casa rossonera dopo il girone d’andata per la capolista

Rosa, tattica e società. Se il Milan vorrà avere chances di vincere il campionato, avrà bisogno di sfruttare a pieno queste tre keyword che andiamo a declinare per i nostri affezionati lettori milancafe24.

I rossoneri non hanno il lineup di giocatori più forti della serie A, nonostante il valore su transfermarkt sia lievitato. Juventus, Inter sono più attrezzate, e anche Atalanta, Napoli, Roma e Lazio possono dare filo da torcere. Per cui sarà fondamentale far tornare a disposizione e in forma tutti i nostri effettivi. Nella rosa, intesa come primo fattore chiave, serviranno i registi Calhanoglu e Bennacer a dirigere l’orchestra di Pioli, l’esterno Saelemaekers a spingere insieme a Calabria e Castillejo, un Rebic nuovamente in forma e poi Mandzukic, Meite’ e Tomori, cioè i neoacquisti di gennaio. Andranno individuati i migliori undici per assemblarli e compattarli, e poi ruotarli con sapienza con gli altri. Il Milan può vincere lo scudetto solo col collettivo, perché anche Zlatan, seppur fuoriclasse senza tempo ne età, non è sufficiente.

Secondo tema focale è la tattica di gioco. Non può esistere solo il 4231, soprattutto dopo le parole di Ibrahimovic che ha detto che si è sentito solo con l’Atalanta, e dopo l’acquisto di Mandzukic. Non può esistere il solo modo di giocare che noi definiamo ‘monomarcia offensivo’, fatto di una catena di passaggi fitti portando la squadra alta nella metà campo avversaria, per cercare la superiorità numerica. Per carità, con le medio piccole e quando la gamba dei ragazzi è superiore ci può stare. Ma il calendario è fatto di ostacoli più duri, di vette da scalare non solo con gli sherpa e attraverso le vie tradizionali. Sorprendere gli avversari sia dall’avvio che a gara in corso con dei cambi di modulo, è importante. Specialmente nei big-match scontri diretti, che valgono il doppio dei punti nella corsa. Il Milan ha contropiedisti formidabili come Leao, Rebic e anche il giovane Roback. Ha due torri come Zlatan e super Mario. Ha un’ala sinistra come Theo Hernandez e due trequartisti col gol nei piedi come Calhanoglu e Brahim Diaz. Che si tratti di 442, 433, 4321 poco importa. Una grande squadra sa provare e trovare nuove soluzioni, che l’aiutino col fattore sorpresa, e con nuovi schemi e combinazioni.

Ultima chiave, ma non per ordine di importanza per scardinare il lucchetto tricolore, è la società. Gazidis si vede in tribuna alle partite sia in casa che in trasferta, Paolo Maldini sta entrando di diritto insieme a Ricky Massara tra i dirigenti di successo, e questo è molto positivo. Ma sul campo con gli arbitri il peso del club e di Elliott sembra una piuma. Un direttore di gara può indirizzare i match fischiando rigori e distribuendo cartellini gialli e rossi, oppure lasciando correre senza sanzionare nulla. Var o non var. Il Milan è primo in classifica con pieno merito, visto l’impegno e la crescita nonché il gioco, di un gruppo compatto. Nelle ultime partite ci è parso che mediaticamente e non solo, il gioco sia a fare rallentare la corsa del diavolo, a riaprire il campionato. Senza entrare nei singoli episodi, ma basta rivedere i filmati e i cartellini. Basta rileggere i corsivi sui quotidiani sportivi. Sarebbe ora che i dirigenti e soprattutto i proprietari del club, cioè Elliott e i Singer, facessero sentire forte e chiara la loro voce sul tema. Non alla Lotito o alla De Laurentiis per intenderci. Comunque vada la classifica finale, il Milan ha recuperato il calore e l’entusiasmo dei suoi meravigliosi tifosi, ma non bisogna lasciare nulla di intentato nel 2021. Lo scudetto oggi non è solo una chimera, ma un trofeo che vediamo a occhio nudo da Milanello, senza binocoli o telescopi, come negli anni scorsi.

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