Classe 1969 ha toccato il cielo con un dito, per poi rischiare di morire in una notte di agosto del 93

DI MATTEO ANOBILE

C’era un ragazzo che aveva tutto ma in una notte distrusse la sua carriera calcistica mettendo a repentaglio la vita. Questa in breve è la sintesi di Gianluigi Lentini.
Figlio di immigrati siciliani, nato nella periferia torinese, fece tutta la trafila del settore giovanile granata. Un’ala che con il Toro, sfiorò la Coppa Uefa del 92. Nella stessa estate divenne il pezzo pregiato del mercato, fra Berlusconi e Agnelli la spuntò il primo per una vagonata di miliardi. Con quei capelli lunghi divenne subito il padrone della fascia destra, 30 presenze e 7 gol. Uno scudetto da protagonista nel 1993, con gol d’autore, rovesciate spettacolari con Pescara e Napoli e un siluro che impallinò Zenga nel Derby di campionato. Purtroppo in una notte di agosto del 1993, con la sua fuoriserie dopo un amichevole estiva sbandò e finì fuoristrada. L’imprudenza gli costò parecchio, viaggiava a velocità siderale con il ruotino, distrusse la macchina e se stesso. In ospedale non riconosceva piu’ nemmeno le persone, ci volle una logopedista che lo aiutò a ritrovare se stesso prima che l’atleta. Al suo rientro si percepiva che non era più il vero Lentini aveva perso molto.
In verità nella seconda parte della stagione 94/95 fece un finale di stagione eccellente,5 reti in 11 partite, conquistandosi virtualmente un posto per la finale di Vienna, Capello gli preferì Massaro, la sua carriera ad alti livelli finì definitivamente. I rapporti con il mister si ruppero definitivamente, rimase ancora una stagione vincendo uno scudetto, ma non scese quasi mai in campo.
Lasciò il diavolo nell’estate 1996 con 96 presenze e 16 reti, otto trofei vinti, ma con quel senso di delusione per quello avrebbe potuto essere e non è stato.

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