La nascita della Superlega stravolgerebbe il mondo del calcio e la fede degli ultimi romantici?

DI MATTEO ANOBILE

C’era la domenica pomeriggio, in cui campionato di serie A si giocava solo la domenica pomeriggio, le vie del centro delle città vedevano coppie passeggiare. Lui con la radiolina, lei intenta a guardare le vetrine e la persona incuriosita domandava: “Scusi cosa fa il Milan?”

Poi le Pay-Tv il calcio, era di fronte al primo cambio epocale, la domenica sera il posticipo, il primo fu Lazio-Foggia nell’agosto 1993, terminato 0-0.

Nel 1999 nacque l’anticipo fisso del sabato sera, dieci anni piu’ tardi sono arrivati: i lunch match e i monday match. Il calcio ha preso il nome di prodotto, diventando di fatto un’industria, l’indotto che si nutre di calcio è indecifrabile. I latini da antichi saggi, dicevano: “Pecunia non olet” tradotto significa il denaro è denaro.

L’idea molto avanzata di creare una Superlega dove a mangiare sono i più forti, ha spaccato l’Italia che fin dai tempi di Dante si divideva in Guelfi e Ghibellini.

I progressisti sono quelli che sono favorevoli al cambiamento, i conservatori i nostalgici delle partite alle tre. Ciascuno prende e difende la sua posizione. Ma in qualsiasi campo, c’è un evoluzione tecnologica e di mezzo c’è sempre stato e ci sarà il denaro.

Anche quest’ultimo ne ha passate tante all’inizio si barattava, ora si usano le transazioni bancarie. Quindi anche nel calcio (Arrigo Sacchi sostiene sia la cosa più importante delle cose meno importanti!) ci saranno delle evoluzioni, novità.
Però una novità equivale a un cambiamento e come gioire dentro a uno stadio. A prescindere, da campionato, Superlega o Champions League.

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