Nato a Cisano Bergamasco il 9 settembre 1963 arriva a sessantuno anni, cresciuto nell’Atalanta è esploso poi nel grande Milan berlusconiano.
Se a qualsiasi tifoso dell’Atalanta chiedessi: “quale è il miglior giocatore uscito dal vostro settore giovanile?” La risposta è all’unisono: “Roberto Donadoni!!”. Nel 1986 c’era un patto non troppo segreto tra Juve e Atalanta, infatti il nome dell’esterno era in orbita bianconera. Berlusconi, invitò ad Arcore lo stato maggiore atalantino e alla fine della cena diede loro un assegno in bianco così il tragitto di Donadoni, non fu Bergamo-Torino, ma si fermò a Milano in via Turati.
Per far capire quanto fosse forte, basta recuperare una dichiarazione di un certo Michelle Platini, a suo avviso era il calciatore italiano dell’epoca.
In rossonero giocò dal 1986 al 1996 e dal 1997 al 99, mettendo assieme, 390 presenze condite da 23 reti e diciotto trofei conquistati, un perfetto tuttocampista, eccelleva da ala, uno dei migliori nel panorama del calcio italiano, ma era altrettanto bravo da centrale o trequartista.
Per il Milan diede quasi la vita, correva la stagione 88-89 quando nell’ottavo di finale di ritorno a Belgrado, “grazie” a una violenta gomitata, perse i sensi e usci dal campo intubato. Poi l’abilità del medico jugoslavo gli salvò la vita e il Milan gli dedico’ la vittoria ai rigori con un super Giovanni Galli.
L’anno successivo, giocò con il Malines a San Siro una partita celestiale, qualsiasi avversario gli capitasse davanti rimaneva ipnotizzato, poi reagì a una provocazione e si fece cacciare fuori.
Come allenatore guidò la nazionale agli Europei 2008 uscendo ai rigori con la Spagna che poi nell’arco del quadriennio successivo divenne campione di tutto.
Nonostante nell’ultimo periodo del Milan di Berlusconi siano passati tanti allenatori piu’ o meno improvvisati, non sì è capito come mai un cuore rossonero come lui non abbia mai avuto questa possibilità.
Forse è un Uomo troppo vero per il calcio mascherato d’oggi, come quando ai tempi di Parma ci mise dei soldi di tasca sua, per aiutare chi era meno fortunato di lui, auguri osso.