Quando nell’estate 1998 per rilanciarsi il Milan pescò dall’Udinese: Zaccheroni, Bierhoff ed Helveg

Estate 98, il Milan arrivava da due stagioni travagliate un 10° e un 11° posto, tre allenatori in due anni, acquisti sbagliati in serie.
Galliani si era innamorato del gioco prodotto dall’Udinese di Alberto Zaccheroni, vicino di casa di Sacchi, dopo che l’Inter decise di proseguire Gigi Simoni, Zac anzichè andare ad Appiano Gentile, arrivò a Milanello.
Assieme al mister di Cesenatico arrivarono Oliver Bierhoff e Thomas Helveg, la richiesta della dirigenza fu quella di ritornare nella nuova Champions League, ed effettuò una maxispesa nella bottega di Pozzo.
Zac a Udine aveva brevettato il 3-4-3 che ripropose al Milan, sebbene il marchio di fabbrica fosse quello della difesa a quattro nel corso della storia milanista.
L’intelligenza del tecnico fu quella di rimettere al centro del villaggio, ovvero i senatori, Maldini,Costacurta e Albertini che furono persuasi dalla convinzione dell’allenatore, così come il resto della squadra.
In quel Milan non c’erano: Zidane e Ronaldo, ma il gruppo arriva sempre prima dei singoli, quindi con molti alti e qualche basso dopo Pasqua la squadra si trovò a sette punti dalla Lazio capolista. I biancocelesti, persero il derby e con la Juve, alla penultima giornata un pareggio 1-1 a Firenze li inchiodò. Il diavolo fece sette vittorie di fila con una mitologica e fortunosa vittoria in casa con la Sampdoria.
Proprio una delle chiavi di volta arrivò dall’Udinese, cross di Helveg e gol di Oliver Bierhoff di testa, Zac fu il tecnico del 16°scudetto proprio nell’anno del centenario.

Matteo Anobile

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