Il tecnico rossonero: “Non mi arrabbio mai per un gol o per un passaggio sbagliato, ma mi incazzo quando se non si fa quanto deciso a livello tattico”
Il tecnico del Milan, Sinisa Mihajlovic, ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna di ‘Tuttosport‘: “Abbiamo cambiato un po’ di giocatori – ha dichiarato l’allenatore rossonero -, abbiamo cambiato sistema di lavoro e modulo di gioco. Questo significa ripartire da zero. Ci stiamo allenando bene, i tasselli pian piano stanno andando al loro posto, ci mancano 1-2 giocatori per poter dire di essere completi. Nelle amichevoli abbiam visto che la strada intrapresa è quella giusta, quando cominceremo con le partite che contano, saremo pronti. Milan tra i favoriti? Queste cose non mi mettono pressione. Al massimo possono responsabilizzarmi. Non ho paura di prendermi rischi, di affrontare sfide. Vivo per vincerle. Non mi fa paura dire che il Milan quest’anno ha l’obiettivo di tornare tra le prime tre. Perché solo così possiamo riuscire a raggiungerlo”.
Sullo staff e la tattica: “Un allenatore meglio se sa fare più cose. Ma non ho la presunzione di sapere più e meglio di tutti, su tutto. Avere un grande staff è importante, migliora il tuo lavoro. Alcuni allenatori sono troppo presuntuosi per accettare questo, ma i benefici sono enormi. Poi è chiaro, io sono il capo e deciso cosa si fa e come si fa. Voglio che i miei giocatori sappiamo sempre cosa devono fare, in ogni situazione, e che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Non mi arrabbio mai per un gol mancato o un passaggio sbagliato, ma mi incazzo se non si fa quello che abbiamo deciso a livello tattico. Il 70-80% deve essere l’imposizione della nostra tattica, solo il 20% un adeguamento al gioco degli avversari. Non accetto quando si perde la testa, non dobbiamo mai finire in balia del gioco altrui, e dobbiamo dare sempre l’impressione di giocare per vincere”.
Sulle regole in allenamento: “Il compito più difficile è lavorare sulla testa dei miei giocatori, altrimenti in campo non ottieni nulla. Quindi è fondamentale far ritrovare loro la fiducia, la voglia, ricordandogli che sono giocatori del Milan, e quindi sono obbligati a dare il massimo. Ora sono tutti motivati, vogliono mettersi in mostra, ed è normale, bisogna vedere più in avanti quando dovrò fare delle scelte e qualcuno resterà fuori. Ecco, dovrà sentirsi determinante anche nei 10-15 minuti che gli concederò. Non importa quanto, ma come giochi. Cerco lealtà e rispetto, e devo essere il primo a doverglieli dare. Ho già detto a tutti che per qualunque cosa la porta è sempre aperta. Devono capire però, che non guardo in faccia nessuno. Guardo solo il campo, l’allenamento, chi è affidabile e chi no. Non guardo mai il nome, il comportamento è una selezione naturale”.
@PepLandi