Partiamo da un dato inconfutabile e relativo a questo ultimo anno: la Roma accede ai preliminari della Champions League da terza classificata ed incontra il Porto; Roma eliminata ed ammessa alla Europa League, vale a dire la vecchia Coppa Uefa. In Champions va avanti il Porto.

Nella fase ad eliminazione diretta in Europa League, sempre la Roma, affronta il Lione “retrocesso” dalla Champions League, vecchia Coppa dei Campioni e, anche questa volta, viene eliminata. Avanza ai quarti il Lione.

Entrambe le squadre affrontate dalla Roma hanno avuto la sventura di imbattersi con la Juventus, il Lione nei gironi eliminatori escluso dalla fase ad eliminazione diretta proprio per mano della Juventus ed il Porto negli ottavi di finale della Champions League estromesso martedì sera sempre dall’italica zebra.

Juventus, che vale ricordarlo, pur senza vittorie finali, è attualmente in vetta al tanto reclamato “ranking Uefa” per via delle costanti partecipazioni alla competizione principale negli ultimi 5 anni.

Questo dato può sembrare casuale ma in realtà non lo è ed inoltre serve a spiegare anche il dominio bianconero nel campionato italiano indipendentemente dal ruolo rivestito dagli arbitri nel nostro torneo.

Vero o falso che sia, predeterminato o meno (io non ci credo), il comportamento delle “giacchette nere”, sicuramente non determina il risultato finale.

È invece storicamente e statisticamente confermato che se una formazione, per larghi tratti della partita occupa la metà campo e di conseguenza l’area avversaria, molto più facilmente gli episodi dubbi si verificano all’interno dell’area di rigore della squadra che subisce (vedi ultimo Juve – Milan).

Tornando all’Europa, quanto detto sopra serve a distinguere il cammino delle italiane che, se qualificate alle competizioni direttamente, non vanno oltre i gironi eliminatori nella gran parte dei casi, oltre gli ottavi rare eccezioni; se non qualificate ma costrette ad attraversare turni estivi di preliminari, nella praticamente totalità dei casi vengono eliminate.

L’Europa è dunque “una cosa seria”.

Le piccole o grandi liti di cortile scompaiono al cospetto di sfide “galattiche”; le corazzate europee ma anche le squadre di medio spessore ci ingoiano in un sol boccone. Scompaiono Lazio, Sassuolo e tante altre, vedremo quest’anno se toccherà all’Atalanta.

L’unica eccezione a questo andazzo è stata rappresentata dal Milan che ha costruito gli ultimi due trionfi in Champions League proprio entrandovi dalla porta secondaria dei preliminari nel 2003 e nel 2007; troppo indietro nel tempo.

Certo le classifiche finali dei tornei nazionali sono determinate, per come abbiam visto sopra, dai meriti sul campo e se il diritto agli accessi secondari all’Europa viene acquisito da formazioni tipo Sassuolo non è certo per colpa loro ma per i demeriti in primis delle milanesi (tra l’altro Inter ultima ad aver alzato una Champions) che da anni, ormai troppi, navigano in acque agitate da vicende societarie ed organici inadeguati.

In Corso Vittorio Emanuele è arrivata la Cina, ben consistente, di Suning; al Portello chi arriverà a rimetter mani al portafogli?

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