di STEFANO RAVAGLIA

 

Quattro-quattro-due nuova via. Pare agosto, in realtà è aprile, ma Gattuso prova ugualmente esperimenti fuori tempo massimo. Il Benevento è l’avversario “giusto” per poter provare qualcosa di diverso ed ecco che, assente Calhanoglu, Gattuso opta per le tanto discusse due punte quasi avesse ascoltati i suggerimenti dei media degli ultimi giorni. A San Siro occorre tornare alla vittoria (ultimo successo col Chievo il 18 marzo scorso) soprattutto dopo il nuovo stop della Fiorentina a Reggio Emilia nel tardo pomeriggio. André Silva e Cutrone conducono l’attacco con Borini che indietreggia a centrocampo dopo aver giocato esterno nell’infrasettimanale di Torino. A destra gioca Calabria.

Il Benevento, agli sgoccioli della sua permanenza in serie A, risponde con un 4-1-4-1 lasciando Iemmello unica punta e l’improvviso goleador Diabaté in panchina. Non succede praticamente nulla fino al quarto d’ora, quando un retropassaggio di Rodriguez finisce per danzare sulla linea di porta e Donnarumma deve intervenire in scivolata sulla linea per evitare l’autogol dell’anno. Al minuto 26 la frittata: il Benevento è alto e Borini, pressato, perde palla. Gran palla dentro di Viola proprio per Iemmello, che non fa certo rimpiangere Diabaté. Palla sotto le gambe di Donnarumma e 1-0. La manovra del Milan è un copione già visto: sterile e confusionaria, con André Silva che si perde nella selva di gambe della difesa giallorossa, Biglia che non fa mai la cosa giusta e Cutrone che deve venire a prendersi il pallone all’esterno. E’ proprio il numero 63 che crea la prima limpida occasione da gol per i rossoneri: su un imbucata in area controlla di petto e gira subito indirizzando verso l’incrocio alla sinistra di Puggioni, fuori causa, ma il pallone sorvola l’incrocio. Al quarantunesimo Bonaventura calcia da fuori trovando la respinta di Puggioni, che blocca poi un suo secondo tentativo, meno insidioso un paio di minuti più tardi. Il forcing del Milan nel finale di primo tempo è raffazzonato e troppo disordinato per produrre qualcosa di logico e il Benevento chiude la prima frazione in vantaggio.

Nella ripresa si torna all’antico: fuori Borini dentro Suso e ritorno il 4-3-3. E’ proprio dello spagnolo il primo tentativo: calcia alto da buona posizione. Anche Biglia potrebbe fare meglio su un destro che raschia il terreno e viene respinto da un difensore, ma l’occasione migliore capita sull’esterno destro di Kessié che non è fortunato e colpisce la traversa. Contromossa di De Zerbi che toglie Iemmello, autore del gol e inserisce lo spauracchio Diabaté. Il Benevento non è per la verità trascendentale ma si difende con ordine e tenta il palleggio gestendo il possesso palla. André Silva lascia il posto a Kalinic al minuto 18 e il portoghese si siede in panchina del tutto rabbuiato, tirando via la bottiglietta e prendendosela probabilmente con sé stesso per l’opaca prestazione. Il Benevento spaventa Donnarumma con Viola che calcia dalla grande distanza, ma il pallone sfila seppur di poco, sul fondo. Bonaventura continua a mirare Puggioni piuttosto che la porta e Biglia al ventisettesimo deve lasciar spazio a Locatelli per i postumi di una botta alla schiena e un minuto dopo è Cutrone a far sussultare San Siro con un colpo di testa ravvicinato che Puggioni respinge di piede. A dieci dal termine una gomitata di Diabaté su Bonucci ridue il Benevento in dieci uomini ma il Milan si trascina stancamente con inutili lanci lunghi a Cutrone che di certo avrebbe bisogno di tutt’altro canovaccio tattico.

E Suso? Le consuete manovre a convergere sul sinistro sfornano qualche pallone in mezzo visto e rivisto, e se lo spagnolo non troverà un sentiero nuovo non inciderà in alcun modo sull’economia milanista. Gli ultimi minuti si poggiano sui nervi, con Cutrone arrabbiato per un fallo a suo dire inesistente e l’isterismo del disordinato assalto alla ricerca del pareggio, assalto comunque peraltro ben poco ruggente. Il film dell’orrore termina dopo un maxi recupero di sei minuti: il Benevento, tra andata e ritorno, porta via quattro punti ai rossoneri che non saranno nemmeno utili alla salvezza. Se l’Atalanta batterà il Torino, si prenderà momentaneamente il sesto posto fondamentale per la qualificazione in Europa. Il Milan ha visto le streghe sul serio e occorre una velocissima inversione di tendenza per impedire il disastro di un nuovo preliminare in luglio. L’unico elemento positivo della serata è che l’anno prossimo Gattuso e compagni i campani non li dovranno più affrontare.

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