Lazio-Milan è un Luna Park: 4-4. L’ucraino mattatore con una tripletta

di STEFANO RAVAGLIA

 

La sera del 3 ottobre 1999 era già tempo di risvegliare la sfida scudetto della stagione precedente. All’Olimpico in Roma si sfidavano Lazio e Milan, nel posticipo della quarta giornata di campionato La lunga e snervante lotta per il titolo di sei mesi prima si era risolta a favore dei rossoneri, che avevano sorpassato i biancazzurri a una giornata dal termine del campionato vincendo poi il titolo a Perugia. La squadra di Zaccheroni si è rinforzata e dalla Dinamo Kiev è arrivato il pezzo pregiato del mercato di quell’estate: Andriy Shevchenko. Capocannoniere della passata Champions League, aveva portato la sua squadra addirittura in semifinale, dove si era arresa soltanto al Bayern Monaco per 1-0 in Germania dopo l’incredibile 3-3 di Kiev. E fu incredibile anche quella serata all’Olimpico: Shevchenko, che aveva già segnato all’esordio con il Lecce in Puglia (2-2) è il mattatore di una partita incredibile. Vantaggio della Lazio al diciottesimo con Veron, pareggio, un po’ rocambolesco, del Milan con una autorete di Mihajlovic che appoggia in porta un tocco di Weah. In due minuti però, tra il 38° e il 40°, Abbiati mette il pallone nella propria porta da calcio d’angolo, e Salas fa 3-1. Sembra una partita finita, ma la squadra di Eriksson non ha fatto i conti con il vento proveniente dall’Est.

Prima dell’intervallo, Sheva si esibisce in un gol d’autore: controllo e dribbling immediato su Marchegiani, con staffilata di destro che si insacca dopo aver sbattuto sotto la traversa: 3-2. E’ quasi un peccato andare a riposo dopo un primo tempo così, ma ancora il pubblico dell’Olimpico non ha visto nulla. Il pareggio è servito su rigore al minuto diciotto del secondo tempo e per la Lazio è tutto da rifare. Quando al 23° Shevchenko sguscia tra la difesa biancoceleste e buca Marchegiani con un diagonale per cui non esiste scampo, lo spicchio di tifosi rossoneri in trasferta va in delirio. Il Milan sogna una vittoria sontuosa, ma il vantaggio dura solo cinque minuti: ancora Salas fa 4-4. “Uno spot per il calcio”, titolano i giornali del mattino seguente. “Ho segnato grazie ai miei compagni”, dirà Shevchenko. Sarà, ma quelle perle d’autore in quella sera romana erano solo l’inizio di una lunga storia d’amore e di trionfi.

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