Vittimismo e spocchia, questo ciò che è emerso negli ultimi giorni dall’atteggiamento dei tre ex rossoneri. Cosa non si farebbe per cinque minuti di celebrità?
di ALESSANDRO DELL’ APA
Il vittimismo misto a presunzione mostrato negli ultimi giorni da Mirabelli, Montella e Balotelli, non fa bene ad un ambiente che dopo tante vicissitudini sta trovando un po’ di tranquillità. Vero ognuno dei tre ha diritto a dire la sua, ma bisogna farlo nel momento opportuno e non gettarndo veleno dopo tanto tempo, perché in realtà stanno cercando di trasmettere un messaggio subliminale, per farsi un po’ di pubblicità e trovare nuovamente lavoro.
Per esempio Mirabelli, forse il più garbato dei tre, ha scaricato le colpe sulla proprietà e inventato anche bombe giornalistiche. Non è pensabile allo stato attuale che Ronaldo venisse al Milan. L’ex direttore sportivo rossonero vuol far credere che il portoghese, sarebbe andato al Milan in una situazione disastrata, a giocare l’Europa League. Inoltre qual’è l’allenatore che preferirebbe Kalinic ad Aubameyang, non scherziamo. Le sue parole offendono l’intelligenza dei tifosi, ma anche soprattutto degli addetti ai lavori.
Per quanto riguarda Montella invece, è venuto fuori uno spaccato di rancori, veleni e ripicche, cose non possibili da essere sepolte nel polverone dell’intervista del tecnico di Pomigliamo d’Arco. Cominciamo dalla polemica più eclatante: la preparazione fisica. Gattuso ne ha parlato durante le prime settimane dell’incarico , quando a causa di essa, ha dovuto sacrificare alcuni risultati (pari a Benevento, sconfitta a Verona) in quanto la condizione fisica della squadra era pessima. Non c’è bisogno che Rino risponda per le rime, in quanto l’ho già fatto in campo coi fatti. Inoltre perché mai Montella, qualche settimana prima di essere messo alla porta, licenziò in tronco il suo preparatore Marra? Suo amico fraterno e da sempre con lui, in certi casi bisogna avere la decenza di star zitti e non essere saccenti.
Infine Balotelli, oggi da eterno incompiuto qual’è poteva risparmiarsi le lacrime di coccodrillo nei confronti di una tifoseria che l’ha tanto amato e gli ha dato addirittura la seconda possibilità. Mario a 28 anni è cresciuto, si trova nel pieno della maturità con una carriera gettata all’ortiche e adesso vive di rimpianti.