Alessia Bartiromo giornalista sportiva, ci racconta come Bruno Pizzul le ha fatto amare il calcio con un’intervista a cuore aperto.

Bruno Pizzul icona del giornalismo sportivo italiano cosa rappresenta per te?

Bruno Pizzul rappresenta un punto di riferimento per chi come me è una giornalista. Non solo per il suo stile impeccabile e unico ma in particolar modo per il garbo e l’educazione, la professionalità e la grande umiltà. Nella mia infanzia e adolescente sono stata spesso accompagnata dalla sua voce elegante, professionale, umile e precisa nelle spiegazioni di ciò che vedeva. Un ritmo incessante ma mai sopra le righe e la sua bontà si evinceva in ogni frase che pronunciava. Molti colleghi hanno avuto modo di conoscerlo durante dei convegni sportivi o dei master e mi hanno confermato la sua immensa disponibilità, sempre pronto a elargire consigli per tutti. Un uomo e un giornalista di altri tempi, grande ispirazione per tutti.

Hai un aneddoto che ti lega a lui, hai avuto modo di conoscerlo?

Purtroppo non ho mai avuto modo di conoscere, siamo stati a qualche partita o evento insieme ma non ho mai potuto incrociarlo. Mi è dispiaciuto tantissimo, mi avrebbe fatto piacere stringergli la mano o abbracciarlo anche perché lego a lui i primi ricordi della Nazionale e del calcio che ho seguito. In USA ’94 ero una bambina ma amavo già immensamente il calcio, l’Italia e Roberto Baggio e mi risuonano ancora nelle orecchie ben distintamente i suoi gol commentati proprio da Pizzul. Emozioni che poi raramente ho ritrovato in altre telecronache moderne, impostate molto più sulla spettacolarità che sull’essere se stessi.

Sei della generazione che ha vissuto l’era narrata da Bruno Pizzul hai qualche sua telecronaca che ti è rimasta impressa?

Ricordo distintamente le partite della Nazionale, lo lego nei miei primi ricordi come dicevo sia al Mondiale ’90 che ancor più nitidamente a USA ’94 e a tutti gli appuntamenti successivi quando ho iniziato ad avere ben impresso il sogno di diventare giornalista sportiva. Ricordo anche il suo commento al rigore calciato da Totti con il proverbiale “cucchiaio” in Euro 2000 nel match contro l’Olanda e rimase così di stucco da esultare soltanto, quasi senza parole per quella prodezza balistica, fino all’esplosione alla parata di Toldo che regala all’Italia la finalissima contro la Francia. Bei tempi, altro calcio, altri professionisti.

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